(C) Scrivi di cose turche, suggerì il direttore. Lo accontentiamo.
(O) Magari si riferiva alla mesta amichevole, anche se vittoriosa, della Nazionale.
(S) Modesta consolazione, con il rimpianto di vedere in campo giocatori più tonici di quelli sconfitti dalla Macedonia.
(C) La grande vittoria della Turchia sarebbe quella di arbitrare i negoziati russo-ucraini in campo neutro. Oggi, martedì 29 marzo, sembra aprirsi solo uno spiraglio, perciò non oso fare previsioni. Il soggetto interessante e poco trattato dai media è invece proprio la Turchia. Oggi un concentrato di stranezze, di ambiguità, in qualche caso di aperto doppiogiochismo. La politica turca, da non confondere con quella araba, nonostante la comune ascendenza maomettana. è storicamente un rompicapo, con una costante: linea di frattura permanente con quella russa.
(S) Confini roventi, comuni mire sui Balcani, Jihad per gli uni, missione da ‘terza Roma’ per gli altri.
(C) Oggi la cosa è un po’ più complicata. La Turchia non è una grande potenza e forse nemmeno una media, ma ha alcune carte geopolitiche che le fanno assumere ruoli d’importanza inaspettata. La prima è proprio la posizione di confine tra il mondo ex-sovietico e quello musulmano, con la peculiarità di poter diventare un polo d’attrazione per le repubbliche centrasiatiche a maggioranza musulmana. La seconda è di essere cerniera tra l’Europa e il Medio Oriente, in particolare Siria e Iraq, campi di battaglia dove la sfida globale tra Usa e Russia è in corso da decenni. La terza è il Mediterraneo, teatro di rivendicazioni sia territoriali sia d’influenza economica, con lo stato satellite della Repubblica di Cipro del Nord, non riconosciuto dalla comunità internazionale e le contese sulle aree comprese tra la costa e le isole greche dell’Egeo. Sono condizioni che le consentono di non curarsi di ogni possibile instabilità che le proprie iniziative vanno a creare anche all’interno della NATO, di cui è membro essenziale.
(S) In tutto questo bailamme, il contrasto con la Russia rimane fondamentale, in Siria, nel Caucaso, in Libia. La Turchia non ha paura di fornire all’Ucraina armi micidiali, i droni costruiti dal genero di Erdogan.
(O) Ma non è molto che ha acquistato dalla Russia un sistema missilistico avanzato. Vuol dire che la strategia di Erdogan guarda oltre la NATO?
(C) Oltre, ma anche attraverso, nel senso che dopo la caduta dell’impero sovietico poteva sembrare che le esigenze di difesa dell’Europa non abbisognassero di un sostegno globale come quello offerto dalla deterrenza nucleare americana e di una massiccia presenza di forze convenzionali in Europa. Tanto che, andando sicuramente oltre la lettera del trattato, le forze Nato si sono impegnate, con varie e spesso fragili giustificazioni, in Medio Oriente e nei Balcani. Sono due aree in cui gli interessi di Ankara sono storici e fortissimi. Giocare un po’ sui due tavoli deve far capire agli alleati e ai potenziali avversari che non si tratta più di uno Stato di secondo piano, giusto buono per offrire basi missilistiche agli americani. Resta da considerare la questione dell’ingresso nella UE. Anni fa pareva prossima e sicura, anzi inevitabile. La scivolata autoritaria impressa da Erdogan l’ha allontanata da tempo e non pare nemmeno in discussione, ma sarebbe paradossale accelerare quella dell’Ucraina e magari quella dei paesi balcanici reduci dalla tragedia jugoslava e non riconsiderare il caso Turchia.
(S) Certo sarebbe paradossale una UE con la Turchia e senza la Gran Bretagna. Come è paradossale il riarmo tedesco voluto da un governo prevalentemente rosso-verde. Ma con un Putin così, rinforzare le difese europee è necessario.
(C) Occorre ristabilire un equilibrio globale, basato su fattori diversi dalla deterrenza nucleare globale. Abbiamo capito che non è più il tempo del dottor Stranamore, della fine del mondo a rischio per un errore o una pazzia. A rovescio, la deterrenza nucleare globale potrebbe consentire, come ha cercato di fare Putin, di impegnare una guerra convenzionale fino alla distruzione di una nazione, senza che altri possano intervenire, per il timore di scatenare una controrisposta nucleare.
(O) Ma lo strascico di questa guerra potrebbe essere ancora più grave: la china delle sanzioni e lo svincolo della dipendenza energetica dalla Russia, potrebbero portare al rovesciamento del noto aforisma di Clausewitz: non più “la guerra continuazione della politica con altri mezzi”, ma “la politica e soprattutto l’economia continuazione della guerra con altri mezzi”.
(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi
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