La guerra di Putin in Ucraina ha riconfermato l’affidabilità dei sistemi democratici occidentali ove si considerino centrali e imprescindibili la libertà delle persone, l’informazione pluralistica, i diritti associativi, la legittimità e necessità dell’opposizione politica, il ricambio della classe dirigente.
Ciò che ora appare più chiara è la dabbenaggine politica di chi, coltivando l’amicizia con Putin in felpa, cravatta o maglioncino, non si rendeva conto delle enormi differenze fra democrazia e autocrazia, fra leadership democratiche e mistica dell‘uomo forte.
A tale punto si era arrivati per una stanchezza e un logoramento della democrazia in molte parte del mondo. Negli Stati Uniti dove la feroce polarizzazione fra repubblicani e democratici ha conosciuto limiti allarmanti con l’assalto di un anno fa a Capitol Hill, insieme ridicolo e pericoloso. Ma anche in Europa dove perfino la potente ed ammirata Germania era così occupata dai suoi interessi economici da sottovalutare i gravi pericoli insiti in ciò che stava accadendo ai confini orientali dell’Europa: Georgia, Crimea, Donbass, Ucraina.
Ora l’Europa dovrebbe reagire ai disastri putiniani con un severo esame di coscienza, in parte già iniziato. Prendiamo solo il caso del gasdotto “Nord Stream 2” per portare il gas dalla Russia alla Germania rafforzando la dipendenza da Mosca. Lo avevano fortissimamente voluto Berlino e Putin con pochissimo coinvolgimento dell’UE. Ma è difficile prendere decisioni di questo tipo in Europa dove vige la regola dell’unanimità. Ecco un compito importante: togliere il veto dei singoli Stati significa irrobustire la democrazia, renderla più governante ed esaltare le enormi differenze con le autocrazie.
In Italia, poi, i difetti strutturali del sistema politico sono tanti. Basti dire che una democrazia che ricorre spesso all’uomo della provvidenza si chiami Azeglio Ciampi, Mario Monti o Mario Draghi non è in gran salute. Lo stesso straordinario successo dei cinquestelle nel 2018, ben lungi dal costituire una carta risolutiva, segnalava un limite di guardia di cui i grillini erano la conseguenza e non la causa.
Le forze democratiche italiane anziché cullarsi su veri o presunti allori democratici dovrebbero diventare più serie e salde migliorando la loro capacità di rappresentanza e di governo.
Ma da che parte cominciare? Penso dal rendere più efficace e decidente la democrazia che non può ridursi a continuo scontro delegittimante per tutti. La funzionalità dell’amministrazione è un effetto della stabilità politica. Una democrazia che cambia tre governi in una legislatura è troppo debole e fatica a cogliere il consenso dei cittadini.
Il sistema democratico richiede delle forze politiche riconoscibili e coerenti, non pronte a tutto e al suo contrario, cioè non mutevoli a seconda degli interessi tattici. Altrimenti l’uomo forte e l’autocrazia potrebbero sempre meno apparire come dei mali da combattere.
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