Il movimento farisaico non ha goduto nella storia di adeguata valutazione in quanto salvataggio storico dell’ebraismo antico, superamento della divergenza tra Legge scritta ed evoluzione dei tempi, adattamento alle novità e alle strutture sociali della condizione giudaica. Più che essere inteso come una rilettura delle norme, del Pentateuco, se ne è colta, alla luce di una lettura stretta dei Vangeli, l’osservanza esteriore e formalistica della Legge, la mortificazione dello spirito profetico. Onde la condanna tradizionale, anche in termini lessicali e terminologici. Centro dell’insegnamento farisaico, essenzialmente laico, è la conciliazione tra Thorah e Tradizione, con accentuazione del valore morale delle norme. Di contro nel Vangelo si assiste all’oscillazione tra due tendenze: la fondamentale aspirazione all’amore e alla tolleranza per un verso, l’interpretazione rigida della Legge per l’altro.
Punto di partenza del farisaismo l’opera di Esdra all’epoca del ritorno degli Ebrei dall’esilio babilonese, periodo dei più critici nella vita nazionale, di decadenza nel soccombere al contatto colle idee e con le pratiche dei pagani. Di qui la necessità di dare una retta interpretazione della Thorah come guida nel vivere la vita religiosa secondo precise direttive. La Sinagoga risulta una istituzione eminentemente farisaica, assemblea locale con due funzioni principali, il culto e l’istruzione.
Il contenuto della teologia farisaica è abbastanza affine a quello cristiano, ma ben diverso è il modo di intendere ed esprimere la realtà spirituale. Elementi principali sono l’halachah e l’haggadah, la prima è una regola di giusta condotta, un corpo di regole che costituiscono un sistema coerente, obbligatorio per la comunità: solo però nel caso di accettazione e ratifica col voto di una maggioranza dei maestri presenti all’Assemblea (al di là delle opinioni personali). La halachah abbraccia tutto il campo della legge civile e criminale e non concepisce morale e religione come riparti separati. Fra i farisei e i rabbini non c’è la minima differenza di principio. Il suo sviluppo mira costantemente a un fine etico e non ad un fine rituale, restringendo in misura considerevole la libertà d’azione, che è invece quella che Paolo rivendica per i cristiani (Lettera ai Galati V, 1:la libertà deve plasmare la vita dei figli di Dio). Tutto nel Nuovo Testamento si riconduce alla supremazia del Cristo. In prima luce è la dottrina farisaica della ricompensa e del merito, partendo dalla prosperità materiale alla beatitudine spirituale più pura.
L’haggadah è la libera espressione della mente farisaica ed è la sua meditazione sulle cose spirituali. Non veniva imposta alla comunità come la halachah. Costituisce la parte più narrativa, storica del materiale talmudico. Il Talmud (dall’ebraico lamad, dottrina, ammaestramento) consta di un’ampia raccolta di materiale tradizionale ebraico (I sec. a.C.- V sec. d. C.) e di due filoni, la Mishnah, più antica e la Gemarah, più recente). La Mishnah (ripetizione, quanto imparato più volte) è il nucleo dell’insegnamento orale, della dottrina legislativa e dell’interpretazione della legge, basandosi su considerazioni sistematico-oggettive. Gli autori si assommano a 150, abbracciando sei generazioni.
Partito politico-religioso distaccatosi dagli Asidei al tempo dei Maccabei, i farisei mostravano un atteggiamento intransigente, rigoristico verso i peccatori, ritenendoli degni d’espulsione dalla comunità. Anche per i farisei insieme all’atto esteriore doveva esserci l’intenzione interiore, pena l’inutilità di valore. L’accusa di ipocrisia mossa dai cristiani è prodotta da testimoni ostili in chiave di acuto antagonismo e proselitismo. Nessuna virtù per i farisei può essere essa in rilievo quanto l’umiltà, pur essendo esposti secondo la teoria del merito al pericolo della vanità: è stato Dio nel compiere un atto determinato a darmene la forza, a renderne possibile l’esecuzione facendomi migliore. Per il principio di corresponsabilità sociale oltre tutto il servigio reso a Dio ridonda in meriti comunitari, in stimoli a miglioramenti reciproci. Purtroppo nella realtà lo spirito d’eroismo dei profeti non trovò corrispondenza in un popolo non degno di loro, come invece augurato e desiderato invano da Mosè. La profezia fu tolta ai profeti e data ai sapienti.
You must be logged in to post a comment Login