Dopo una giornata colma di tristi eventi, di notizie contradditorie ascoltate, di pensieri manipolati, di affermazioni false non controllabili, m’infilo nel tepore del letto e prendo un libro, ma il torpore mi prende, chiudo gli occhi e i pensieri fluttuano: “Ma come è possibile? Ma sarà tutto vero? Che cosa posso fare io?”
Infine il sonno mitiga le domande, anche se lascia un magone fatto di angoscia e di rabbia per i discorsi uditi, per le affermazioni false che inducono solo al panico, alla perdita di fiducia inculcata da una comunicazione che non recede dal disegnare in sé stessa la mappa della verità, alle interpretazioni menzognere dei fatti fatte da analisti che non ne imbroccano una..
“Come potrò lavorare oggi per la giustizia e per la verità? Sono vecchio e posso mettere a disposizioni degli altri solo quello che so. Senza alcuna pretesa. Solo per aiutarli a pensare. Non so se ci riuscirò, ma tenterò: sono enormi le banalità e le rozzezze ma un mio minimo passo potrebbe evitare un piccolo male”. – mi propongo all’alba, svegliandomi alla luce chiara, pacata di un nuovo giorno.
Incomincio dalla storia. È contradditorio ciò che afferma Putin (ma non gli storici) e cioè che Ucraina e Russia hanno la stessa identità etnica ed hanno un destino comune. È vero che nel 988 Vladimir I°, ricevendo a Kiev il battesimo, diede origine alla Rus’ che si allargò fino a diventare l’impero russo inglobando in sé vari popoli e varie religioni, ma da almeno centocinquanta anni l’Ucraina ha assunto un’identità propria che si differenzia da quella russa. Essa si distingue per la sua componente centroeuropea, individualista, cattolica e protestante, a fianco di quella ortodossa e ove si fondono peculiarità slave, germaniche ed ebraiche, mentre quella russa è collettivista, etnicamente monolitica ed ortodossa. Perché Putin ha invaso una terra da cui è nato il popolo russo? Perché assedia Kiev, culla della civiltà russa? L’argomento della medesima origine etnica non può essere usato per giustificare una guerra: è come se in una famiglia, un figlio dissoluto venisse ucciso dal padre, invece di tentare di riportarlo sulla retta via.
Dopo la rivoluzione sovietica del 1917, le varie regioni che componevano l’impero zarista ottennero l’autonomia, ma l’URSS ricompose l’impero sovietico con la forza e la violenza. Fu durante questa dominazione, fra il 1929 e il 1933, che la collettivizzazione forzata della terra da parte dei sovietici provocò la morte per fame di milioni di ucraini (“genocidio ucraino”).
Putin (ma non la Russia) giustifica l’intervento militare nella regione del Donbass (che, guarda un po’, ha un sottosuolo ricco di carbone) per giustificare sia il genocidio dei russofoni nella parte controllata da Kiev, sia quello nelle repubbliche popolari del Donetsk e Luthansk, genocidio che le agenzie EU, USA, UK, Giappone, OSCE, ONU presenti in quella zona non hanno mai accertato né conseguentemente denunciato.
Lo stesso Putin osa dire che l’UE e la NATO hanno armato l’Ucraina. È vero: dal 2014 l’UE ha armato l’Ucraina con armi micidiali per la Russia. Si chiamano: lotta alla corruzione, democrazia, rispetto dei diritti civili, trattative per l’ingresso nell’UE. Se ai primi governi ucraini, nati dopo il crollo dell’Unione Sovietica (1992), la Russia aveva consentito ad una oligarchia filorussa di governare, influenzando così la politica interna, dopo due rivoluzioni, l’Ucraina si è emancipata e si è liberata dalle incrostazioni lasciate dal regime sovietico. E incominciò l’inveramento della democrazia.
Discorso a parte merita la Crimea (ve la ricordata la guerra combattuta nella seconda metà del’800 contro l’impero russo da parte di una coalizione a cui apparteneva anche una minuscola pattuglia di soldati del regno sabaudo?). Fino al 1954, essa faceva parte dell’URSS e fu Kruscev che, ricorrendo il centenario della guerra di cui abbiamo parlato, fece un atto di generosità e la “regalò” all’Ucraina, di cui fece parte fino al 2014, quando la Russia se la riprese come si fa con i doni di nozze quando due coniugi litigano!
Queste le tappe più importanti delle discordie. Non possiamo qui analizzarne le cause. Ci limitiamo a dire che i confini si possono pervertire in psicosi, rivalità, luogo dello steccato, dell’ostilità e che la libertà di un popolo è idea di appartenenza a sé stessi, fratellanza di uomini, resistenza che combatte il dispotismo.
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