Dal momento che nella mia esperienza di giornalista sportivo ho avuto (e ho ancora) una frequentazione con i russi, mi è stato chiesto di sviluppare questo tema: come mai un popolo che ha cultura, sensibilità e acume accetta di subire una dittatura dopo l’altra? Bene, ho un po’ di timore ad avventurarmi in un’analisi per la quale dovrei avere riferimenti di maggior spessore. Ma provo a dire la mia grazie anche alla testimonianza di un amico, frequentatore del mio blog Mistero bUFO sul sito del Corriere della Sera, che per lavoro ha vissuto per 25 anni a Mosca. Con Gianni ho spesso parlato della sua esperienza nella Grande Madre Russia, della gente, dell’atmosfera russo-moscovita. Inoltre ho vissuto esperienze dirette sul posto in vari momenti storici: prima nel periodo dell’Urss, poi in quello successivo alla caduta del Muro di Berlino e al crollo del blocco dell’Est – ero in Lituania per una partita di basket il giorno in cui avrebbero scoperto la Nike di Vilnius: assieme ai colleghi non ero precisamente tranquillo, ci vedevamo già i carrarmati di fronte –, infine nell’età della ripartenza della Russia fino ai giorni nostri.
Secondo me il popolo russo – che oggi vive in una situazione ben diversa rispetto a quella della “cortina di ferro” – non si pone tanto la questione dell’essere soggiogato o meno. Con il comunismo non aveva nulla (o aveva poco), ma in questa situazione ha uno scenario di maggiore benessere che probabilmente anestetizza altri ragionamenti. Come mi ricorda l’amico Gianni, i russi sono sempre stati generalmente indifferenti alla politica. Ma non lo sono mai stati rispetto al patriottismo, anche se rappresentato da personaggi come Putin. Lo sta a dimostrare l’indice di gradimento del presidente, che nonostante tutto è attestato attorno al 70% (anche ora che c’è la guerra). Adesso la maggiore preoccupazione della gente è quella di cercare di non perdere il tenore di vita faticosamente acquistato negli anni dopo la caduta dell’Urss: e questo è quello che sta succedendo. Il vero nemico dei russi sarà quindi semmai l’Occidente che applica sanzioni che non colpiscono lo Zar Putin, ma il popolo da lui governato.
Ci tengo poi a dire alcune altre cose. Non è vero che tanti russi sono contro Putin. Al contrario, molti lo vedono come una figura di riferimento, che tiene alto l’orgoglio di un Paese che si è sentito perso dopo il crollo di cui sopra. Un esempio? Una mia compagna del corso di lingue che frequentiamo a Varese, una russa che vive da anni in Italia, non è certo contenta della guerra, ma s’arrabbia se parli della Russia – nel senso dei politici che la dirigono – come del male assoluto. Quanto a Putin, me lo sono ritrovato di fronte al Mondiale 2001 di sci: tenne una conferenza stampa in un rifugio sopra Sankt Anton. Fu un pomeriggio surreale, con un continuo dentro e fuori dalla sala perché i servizi di sicurezza volevano avere la certezza che non ci fossero rischi. Bastava guardarlo in faccia e te la facevi sotto. Alessandra De Stefano, bravissima collega della Rai fece una domanda – a nome di tutta la stampa italiana accreditata –sfiorando il discorso dei diritti umani e della pace nel mondo. Putin grugnì una risposta decisamente poco articolata. Quindi posso testimoniare che non è un democratico, come del resto dimostrano i dissidenti trattati con il polonio e via di questo passo. Peraltro, non mi risulta che gli americani siano più teneri con gli oppositori: basta vedere Guantanamo o le violenze e gli assassini della polizia che hanno portato al fenomeno di Black Lives Matter.
Quanto a questa guerra, credo che le vittime saranno, oltre ai poveracci che devono scappare, più gli europei (dunque anche noi) che i russi che devono accettare un capo risoluto a menare le mani. E se siamo arrivati a questo punto la colpa non è solo del Putin autoritario, neo-zarista, guerrafondaio: vogliamo parlare degli errori (voluti?) dell’Occidente, della Nato che da anni viola accordi scritti, che ha fatto salire un regime di comodo in Ucraina, oltretutto tutt’altro che pacifico, se è vero che le popolazioni del Donbass non sono state trattate con i guanti bianchi da Zelensky e dintorni? Io dico che c’è sempre una via di mezzo tra ragione e torto: questo è un caso da manuale.
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