E adesso di nuovo una popolazione si trova nella condizione di cantare “Bella ciao”, come capitò a noi anni fa. Quante volte, nel breve tempo di una vita, un popolo è costretto a cantare la Resistenza? Naturalmente cantare è un simbolo: è da vivere la Resistenza! Quanto bella e felice sarebbe la vita se non ci fosse la necessità di cantare queste dolorose parole!
La Resistenza ha bisogno di un lungo cammino, di una lunga preparazione, di studio, di cultura, di sagacia, di fantasia, di diplomazia e per saperla vivere devi amare e volere la libertà. Se non ami la Libertà non puoi vivere la Resistenza. La libertà vera, saggia, non quella denunciata da noi qualche mese fa contro la così detta “tirannia sanitaria”.
I resistenti cercano il coraggio con il canto? Sì, il canto rinforza gli animi, ma la fatica della Resistenza può far sanguinare gli animi. La Resistenza è dura, lo sappiamo, specialmente se in qualche modo ci è capitato di viverla. Devi avere la forza, il volere, la sapienza di coltivarla, di farla crescere, di soffrire. Devi desiderare la vittoria, ma essere pronto anche alla sconfitta.
I tiranni che costringono i popoli alla resistenza sono purtroppo tanti e frequenti nella storia. Hanno strategie sagaci: sanno mascherarsi e tanti cascano nell’inganno della musica dei loro pifferi. La musica di questi pifferi è allettante perché sembra toglierti la fatica che invece è dentro in Bella Ciao, in tutti i canti della Libertà, quindi della Resistenza.
Vivere la Libertà vuol dire saperla difendere, con la Resistenza appunto, nei confronti delle armi, dei soprusi che esse permettono, vuol dire salvare le vite umane che esse minacciano. Si deve però essere attenti: la libertà è minacciata anche quando, in apparenti momenti di pace, stili di vita ci inibiscono, ci inducono a modi di vivere obbligati, spingendoci alle mode, ai consumi indotti e quant’altro, in modo che noi si faccia ciò che altri vogliono.
La Resistenza si ritrova a dover essere capace anche di agire nei confronti della criminalità organizzata che certi studiosi sottolineano essere capace dì manovrare governi autoreferenziali, ossia i tiranni. Importante essere a schiena dritta nei confronti del modo di concepire l’economia, che deve essere al servizio dell’uomo e non finalizzata a se stessa con l’applicazione del tecno-capitalismo. Ma è sufficiente che il singolo stia a “schiena dritta” per contrastare l’organizzazione accennata?
In questo momento noi sappiamo che ci troviamo ad affrontare due problemi importanti, il primo dei quali riguarda l’energia nucleare. Se questa sfugge al nostro controllo ne va della salute nostra e di quella di altri esseri che vivono lontano, in altre regioni del globo. I dati raccolti in occasione di esperienze nucleari del passato, i dati raccolti in occasione di malaugurati incidenti nelle centrali nucleari, gli studi fatti per anni in centri specializzati, come quello di Ispra, confermano la pericolosità di questa “mirabile” energia ed ora qualcuno minaccia di usarla come arma.
L’altro problema importante, che l’esperienza ci fa vivere, è quello ecologico, strettamente legato all’uso dell’energia. Sufficienti questi cenni per capire come la Resistenza non sia qualcosa che ci casca addosso così all’improvviso. Noi singoli dobbiamo essere previdenti preparandoci per tutta una vita, cercando d’avere la cultura necessaria per viverla, altrimenti la sconfitta è certa. Senza atteggiamenti di prevenzione gli aggressori, i potenti ci imporranno di mangiare il pane amaro della perdita della libertà, di una vita condotta nella miseria spirituale.
Ma noi sappiamo veramente cantare Bella Ciao?
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