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Cultura

GIOTTO & MARTINETTI

ROSALBA FERRERO - 04/03/2022

martinetti1La Pinacoteca Züst, dedica ‘una piccola mostra dossier’ a Giacomo Martinetti, uno dei maggiori esponenti della pittura italiana dell’Ottocento, membro e professore dell’Accademia di belle arti di Firenze e del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Voluta dalla dottoressa Agliati Ruggia nell’anno del bicentenario della nascita di Antonio Ciseri, maestro ticinese del Martinetti, rende omaggio a un pittore molto famoso ai suoi tempi che ebbe frequentazioni con le famiglie più facoltose e altolocate in Italia e in Svizzera e che dopo la morte fu totalmente dimenticato.

Di lui la Pinacoteca possiede uno splendido ‘Giotto fanciullo’ che si affianca in esposizione

 a cinque tavole ad olio e a un disegno preparatorio per la tavola di Giotto: tutte svelano l’influenza esercitata da Ciseri sull’allievo. Nei lavori di Martinetti emerge la sua pregevole dote di disegnatore eccellente ‘che ha cura di ogni dettaglio, dalla luce ai colori alle pieghe dei manti alle estremità’.

Martinetti, nato e vissuto in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento ma originario di Barbengo Ronco sopra Ascona, da dove i genitori erano emigrati nel Granducato, fu allievo del Ciseri all’Accademia di Belle arti di Firenze e poi continuò a frequentarlo nel suo studio privato, intessendo un legame di amicizia e stima reciproche e ne divenne collaboratore e curatore in attività artistiche ed economiche.

martinetti3Martinetti fu attivo soprattutto a Firenze ove ebbe ampia committenza ‘tra amici e conoscenti: non faceva il pittore per ‘professione’ grazie all’agiatezza economica della sua famiglia. Giacomo realizzò in mezzo secolo di attività pittorica poco più di una ventina di tele, il cui soggetto è perlopiù il ritratto – è esposto in mostra quello di Tullio Dandolo, con cui aveva un rapporto di parentela -poiché le personalità artistiche letterarie civili che frequentava nella sua vita brillante amavano essere da lui raffigurate. Era così noto da essere incluso nel catalogo dei fratelli Alinari del 1852; alcuni dei suoi dipinti furono riprodotti sulle riviste del tempo come l’Illustrazione italiana e l’Illustrazione popolare. I soggetti religiosi che, a partire dal 1873, eseguì per i frati francescani di Gerusalemme presso i quali si era recato con Antonio Ciseri, furono riprodotti su cartoline e santini e stampe.

Sei le opere esposte in mostra; tra cui un pregevole autoritratto di piccolo formato che si affianca a una Santa Francesca Romana, un olio su tela di proprietà della parrocchia di Cernesio-Barbengo, Chiesa San Carlo. e commissionata da Carlo Martinetti, lo zio a cui si deve anche la costruzione della chiesa di Cernesio, che la fece edificare con le fortune accumulate lavorando in Algeria. La tavola che rappresenta ‘ Giotto fanciullo’, di ispirazione vmartinetti4erista, propone la scena di Giotto che dipinge con grande talento su un sasso le pecore di cui era guardiano, e visto da Cimabue e ammirato per la sua abilità, viene da lui preso a bottega; il soggetto di forte impatto emozionale, ha coinvolto fortemente l’artista perché è la parabola del rapporto allievo maestro, lo stesso legame che intercorse tra Ciseri e Martinetti

 

Giacomo Martinetti
Omaggio all’allievo ticinese di Antonio Ciseri
A cura di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
Fino al 25 aprile 2022

 

 

 

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