Cinismo sembra la parola giusta per spiegare il modo in cui qualcuno ha giudicato l’accorata visita del papa all’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, per esprimere “preoccupazione per la guerra in Ucraina, per le condizioni della popolazione, la cura dei bambini, la difesa dei malati e di tutti i sofferenti”. Una visita che rientra in pieno nello stile comunicativo di Francesco, spontaneo e refrattario al protocollo, sul quale sono subito fioriti veleni e critiche. Si è parlato di etichetta non rispettata, di incomprensioni con il segretario di Stato Pietro Parolin, di sgarbo alla diplomazia vaticana, perfino di intervento non super partes da parte del pontefice.
Non basta. È stato tirato in ballo il presunto “no” di Bergoglio alla richiesta di “consacrazione della Russia alla Madonna” che Putin avanzò durante la visita in Vaticano nell’estate del 2019, un diniego che oggi toglierebbe autorevolezza non solo all’azione di Francesco, ma alla Santa Sede tout court. Non c’è niente da fare, lo stile diretto e informale di questo papa non va giù a conservatori e tradizionalisti che colgono ogni pretesto per criticarlo, anche quando si tratta di digiunare per la pace o di telefonare al presidente ucraino Zelensky. E anche se perfino le Chiese orientali del cristianesimo slavo, divise da storiche inimicizie, alzano le loro voci per il cessate il fuoco.
In questa tragica crisi tutte le Chiese ortodosse – russa, ucraina e il patriarcato di Costantinopoli – si sono espresse concordemente. Chi ha denunciato senza mezzi termini “la guerra fratricida”, chi come il patriarca moscovita Kirill, considerato vicino al presidente Putin, auspica la pace “tra le parti in conflitto”. Sono segnali incoraggianti che il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin non ha mancato di rilevare parlando ai quotidiani italiani e annunciando che la Santa Sede è in campo per i negoziati: “Bisogna fermare gli scontri e trattare – ha detto – è indispensabile seguire la cultura della fraternità che il papa propone per costruire un mondo giusto, solidale e pacifico”.
C’è infine chi nota che non sembra andare nella direzione indicata dal papa la decisione del governo di inviare missili terra-aria, mortai e micidiali mitragliatrici all’Ucraina e si domanda se l’uso delle armi sia giustificato per cercare la pace.
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