Dopo la pandemia del Covid-19 l’aggressione ingiustificata della Russia all’Ucraina. Per l’Italia e l’Europa un “uno-due” terribile.
Per ciò che concerne noi più da vicino le recenti e infuocate polemiche sul Quirinale ci appaiono già sfuocate e semmai prende piede il sentimento di “fortuna” per non avere un governo in crisi, o un Paese in campagna elettorale, come sarebbe potuto succedere nel caso di DRAGHI al Quirinale.
Questo quadro drammatico aumenterà la nostra unità nazionale, merce da noi rara, in quali forme vedremo. La domanda è se questa unità sarà tutta giocata come scudo a difesa degli interessi immediati e di brevissimo termine o se diventerà un utile e concreto terreno di confronto per il futuro al di là delle stesse elezioni del prossimo anno.
Non mi riferisco tanto e solo a come i finanziamenti del Pnrr saranno finalizzati e spesi, quanto alle riforme di struttura che all’Europa abbiamo offerto come promessa per ottenere quei fondi e che sono tutt’ora lontane dal compimento.
“Il vento ti è amico se conosci l’approdo”, dice il famoso filosofo e dice la storia. Il nostro porto deve essere l’Europa. Enrico Letta afferma che dopo “l’Europa della pandemia”, è urgente attuare “l’Europa dell’energia” e che è necessario sospendere il Patto di Stabilità per consentire gli opportuni e necessari interventi dello Stato per le categorie più colpite dalle sanzioni contro la Russia.
Molto bene, ma queste misure devono essere concepite come un passo decisivo verso la politica Estera comune e la politica di Difesa comune. “L’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate a queste crisi”, ammoniva Jean Monnet fin dal 1954. Dobbiamo tenerlo a mente e procedere in tale direzione.
Basta con la politica dei veti dei singoli Stati sulle decisioni importanti. Non bisogna rifondarla, l’Europa: non mi convincono queste parole pseudo rivoluzionarie. Bisogna piuttosto proseguire con passi audaci a costo di contrasti dolorosi fra gli Stati membri. Del resto anche i sovranisti e nazionalisti dei Paesi di Visegrad, ex Patto di Varsavia (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria), stanno scoprendo proprio adesso che le “piccole patrie” non vanno lontano e possono subire le politiche di prepotenza.
Ci serve un’Europa certamente dentro l’alleanza atlantica ma in grado di far valere le sue ragioni con autorevolezza. La gratitudine storica all’America, che sento particolarmente, non può divenire ossequio ai più forti. La presenza di Draghi al governo con la sua storia e il suo prestigio europeo e internazionale può risultare un valore aggiunto che va utilizzato e valorizzato.
Insieme a Germania e Francia, l’Italia rappresenti la punta di diamante dell’Europa. Questa deve essere la stella polare del nostro cammino.
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