Domenica 27 febbraio con il sindaco Galimberti e la vice sindaca Perusin sono andato a Casbeno per incontrare il Pope della Chiesa Ortodossa di Varese, Padre Vladimir, e la sua piccola comunità di fedeli riuniti per la celebrazione. Qui abbiamo espresso tutta la nostra vicinanza solidale dopo l’inizio delle ostilità messe in atto dall’esercito della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina, paese di molti dei presenti compreso padre Vladimir. È stato un incontro molto emotivo, come si può immaginare.
Appena arrivati siamo stati subito circondati da queste povere donne in pianto e alla ricerca di risposte che, in qualche modo, potessero dar loro qualche speranza e certezza di aiuto rispetto a una situazione drammatica e tragica. I racconti di Padre Vladimir e di alcune di loro già qualche giorno fa davano il segno della devastazione e sofferenza di milioni di persone costrette ad abbandonare la vita normale per rifugiarsi nei bunker, nella metropolitana, nei campi o fuggire all’estero, anche in Italia.
A Varese la comunità ucraina conta 854 persone, (196 uomini e 658 donne) ben inserite nel nostro tessuto sociale. Molte sono badanti e molte lavorano nelle nostre case assistendo gli anziani. Molte con titolo di studio, insegnanti, psicologhe, laureate in materie umanistiche che si sono adattate a fare le badanti per aiutare i parenti rimasti in patria.
Questa comunità, come le diverse associazioni che uniscono gli ucraini di Varese, come in altre città, si sono mobilitate in brevissimo tempo per mandare nel loro paese di origine cibo, vestiti, medicinali e quanto altro possa servire ad attenuare i rigori climatici e i danni della guerra.
Intanto si è manifestata anche la solidarietà dei varesini, dei lombardi e degli italiani che, in modo spontaneo, sono corsi a dare un aiuto concreto partecipando alla raccolta dei diversi generi da mandare in Ucraina.
Ma ora tocca anche alle Istituzioni. Sempre in questi giorni l’Amministrazione comunale sta organizzando l’accoglienza dei profughi che sono e saranno in gran numero donne e bambini. In attesa di decisioni ufficiali del Governo italiano abbiamo riunito le diverse realtà associative e non presenti sul nostro territorio con esperienze di accoglienza per predisporre la rete di supporto ad una domanda non ancora quantificabile. Per ragione che abbiamo chiesto, con un comunicato pubblico, di segnalarci disponibilità di appartamenti e di accoglienza di famiglie (ucraina@comune.varese.it) proprio per concretizzare un aiuto immediato a chi arriva e deve essere protetto.
La disponibilità da parte di Varese apre scenari di sostegno che provo a riassumere proprio per dare il senso delle necessità. Serviranno luoghi per riparare le persone, ma anche supporti, quindi cibo, vestiario, medicine, sostegno ai bimbi, servizi scolastici, (a tal proposito bravissima la collega Dimaggio già da ora attiva), traduttori per percorsi integrativi, supporto psicologico a chi è fuggito dalla guerra, apporto economico, almeno inizialmente, e percorsi per facilitare la ricerca di lavoro. Noi, come Amministrazione, ci saremo. Aggiungendo iniziative locali a quanto predisporrà Palazzo Chigi.
Se questa è la breve descrizione di ciò che vuol dire accogliere, mi si consenta di chiudere con una nota politica. Il nostro Paese soffre spesso di scarsa memoria per cui dimentica velocemente le dichiarazioni, le frasi di ammirazione e la “corrispondenza di amorosi sensi” che alcuni leader politici (e non) hanno espresso anche nel recente passato verso il Presidente Putin. Ebbene, il quadro politico dice che abbiamo putiniani di destra nelle forze sovraniste e putiniani di sinistra che sono poi i “reduci” di stagioni passate e si ritengono tali in polemica con la Nato e il mondo occidentale. Entrambi, siano di destra o di sinistra, molto proni e un tantino imbarazzati nel giustificare l’azione armata del despota russo.
Chiariamoci senza se e senza ma. Esistono un aggressore e un aggredito. L’aggressore è la Russia con a capo l’autocrate Putin, l’aggredito è l’Ucraina, Paese indipendente e sovrano con un Presidente, Zalensky, scelto dal popolo. Tutti i distinguo e le analisi pseudo geopolitiche servono solo a nascondere un pregiudizio. Quando bisogna schierarsi si scelgono la libertà e la democrazia e oggi come ieri, piaccia o no, libertà e democrazia, con tutti i limiti che ben conosciamo, sono del mondo occidentale e nell’alleanza tra il vecchio continente e gli USA. Il resto è solo chiacchiera.
Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese
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