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Cultura

PENNELLATE TICINESI

ROSALBA FERRERO - 25/02/2022

“Il paesaggio ticinese”, tema della mostra in essere alla Pinacoteca Züst e visitabile sino al 22 aprile, emerge dal dialogo, che genera emozioni, dei pittori che lo hanno immortalato, e anche dagli studi degli scienziati che lo hanno analizzato, ciascuno secondo i canoni del proprio mestiere, con strumenti specifici che si sono affiancati a matite e pennelli e colori.

Una scenografica “Veduta sul lago di Lugano” dal Monte san Giorgio, tavola ad olio che Carlo Bossoli eseguì, con la tecnica a volo d’uccello in cui i volumi sono suggeriti dai colori che si stemperano nell’azzurro soffuso di un’alba tersa, una originale “Donna con gerla” di Augusto Sartori, di sapore verista dialogano con acquarelli delicati, tavole sinottiche, carte geografiche che riproducono il territorio Ticinese: erbari, reperti fossili, strumenti d’indagine del passato ormai desueti insieme ai più sofisticati e moderni strumenti di lavoro, come i Laser scanner e i droni.

Inusuale l’approccio al tema, affrontato in modo interdisciplinare: a Mariangela Agliati Ruggia Alessandra Brambilla e Giulio Foletti, storico dell’arte, si sono affiancati il geografo Paolo Crivelli e il naturalista Filippo Rampazzi.

L’articolato percorso si sviluppa in una ampia miscellanea che accomuna armoniosamente il materiale raccolto da Crivelli Rampazzi Foletti e racconta il paesaggio e le sue trasformazioni in chiave storica-antropologica e fisico-naturalista. Il punto di partenza è una stele antropomorfa sbozzata e sommariamente “scolpita” risalente a circa 4.500 anni fa, “la più antica testimonianza di statuaria nel Cantone Ticino”, posta insieme a reperti fossili, e il punto di arrivo sono le immagini di comples­si monumentali presenti nelle valli, eseguite con i droni da Stefano Romani.

Una quindicina le opere di pittori innamorati di un territorio variegato ricco di romantici lembi di lago, declivi fioriti, dolci colline assolate aspre creste alpine, freddi ghiacciai: lo narrano in quadri che da fine Ottocento hanno arricchito i salotti dei collezionisti privati. Alla “Piazza di Lugano” di Carlo Bossoli si affiancano gli olii del Franzoni, e del Berta, il “laghetto Moesola” di Galbusera giocato su di un sapiente uso dei colori che generano volumi, e “La pianura’ del Bossi”, “l’Harmonie d’Automne” del Chiesa e i lavori di Balmelli, Maccagni, che hanno sottolineato l’incanto del paesaggio rurale o alpino o lacustre.

Alcune sale sono state utilizzate per raccogliere il materiale più propriamente didattico. Spicca la carta “Helvetiae” di Egidio Tschudi del 1570: è il foglio numero 31 del primo atlante moderno, pubblicato ad Anversa nel 1570, il Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius: la carta è orientata a sud col lago di Lugano in alto; i colori sottolineano i rilievi delle montagne. Sono esposte le carte realizzate da Dufour e Siegfried, l’illustrazione del percorso della ferrovia del Gottardo, accanto a “macchine” desuete, che servirono per realizzare le carte.

La sezione che studia il paesaggio secondo i dettami del naturalismo, curata da Filippo Rampazzi, propone le illustrazioni dedicate ai funghi di Carlo Benzoni, l’accurato erbario di Alberto Franzoni, ricco di piante muschi licheni e funghi, insieme a disegni e acquerelli dell’architetto Hermann Fietz, collaboratore di Johann Rhun: delicati e accurati nell’ illustrare chiese villaggi case cocuzzoli suggestivi e poco conosciuti.

Completa la mostra un catalogo in due volumi, presentati da Mariangela Agliati Ruggia (vol. 1) e da Ignazio Cassis (vol. 2) con testi di Giulio Foletti Paolo Crivelli Claudio Ferrata Thomas Müller Filippo Rampazzi Stefano Romani Carlo Silini Gianmarco Talamona.

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