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Società

DESERTO AFFETTIVO

GIOVANNA DE LUCA - 25/02/2022

desertoLe notizie cattive o tragiche che da tempo ormai ci arrivano dalla cronaca, e che sono di tutti i tipi, possono indurre, è brutto dirlo, a una sorta di assuefazione. Soprattutto quando si tratta di eventi dello stesso tipo che si ripetono con frequenza. L’assuefazione è una brutta cosa, perchéé porta all’indifferenza. Ma forse è anche una forma di difesa, che ci allontana dall’evento tragico per non esserne emotivamente travolti.

Però oggi quando ho letto l’espressione deserto affettivo” riferito alla povera signora trovata morta in casa dopo due anni, ho provato un vero sgomento. Tanti pensieri si sono affollati nella mia mente. Questa donna non aveva scelto di morire, non è morta di suicidio assistito o accanimento terapeutico: è morta di deserto affettivo”. Se di un attacco di cuore si è trattato (mi pare siano aperte indagini), una presenza o un interessamento qualsiasi forse avrebbero potuto se arrivati in tempo salvarla. O forse no, forse è morta sul colpo.

Ma non è questo il punto, la ragione del mio sgomento. La ragione sta nelle due parole citate: deserto affettivo”. E immagino quel povero corpo nella desolazione della casa vuota, nell’incuria che deve aver preso piede in due anni, mentre i giorni si alternavano alle notti, la pioggia al bel tempo, una stagione all’altra. E ho pensato che tutto quanto era “fuori” la guardava disfarsi come su un palcoscenico.

Ora non c’è niente di più sacro del corpo di un morto. Da sempre, dai tempi remoti, ai defunti si deve una degna sepoltura e un numero incommensurabile di persone certo non l’ha avuta, né è stato assistito nell’ultimo passaggio. Quanto è grande la solitudine dei nostri tempi? Quali rapporti “non” sappiamo costruire con chi vive a pochi metri da noi? So di non dire cose nuove a questo proposito, ma ancora una volta mi turba l’individualismo della nostra vita, dell’istintivo quando sono a posto io sono a posto tutti”.

E mi sono ricordata leggendo questa cronaca di uno sguardo che non ho dimenticato: molti anni fa andai a trovare una parente in una casa di riposo; l’anziana che divideva con lei la camera era palesemente in pessime condizioni e, mi disse l’infermiera, non aveva nessuno al mondo. Io ero giovane, evitavo di guardarla. Ma a un certo punto i nostri sguardi si incrociarono: ecco, se allora subito io distolsi il mio, tuttavia ne percepii tutto il deserto affettivo”. Ancora me lo ricordo e la morte della signora di cui sopra ha rinnovato il mio sgomento.

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