Ci vorrebbe un miracolo, forse esiste ancora un filo di speranza perché in Ucraina si fermino il delirio di potenza e la tragedia. Per l’ennesima volta in pochi giorni papa Francesco ha fatto sentire la sua voce compiangendo la “triste guerra tra cristiani”: “L’umanità che si vanta di andare avanti nella scienza e nel pensiero – ha detto – va indietro nel tessere la pace, è campione nel fare la guerra e questo ci fa vergognare tutti”. Parole desolate a cui si sono aggiunti il monito del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I (“Non c’è altra soluzione per preservare la pace se non il dialogo”) e l’invito alla pace del metropolita Hilarion della Chiesa ortodossa di Mosca.
Esistono al mondo costruttori di pace e uomini di guerra, nati per compiere una o l’altra missione, agli antipodi tra loro. All’epoca del potere temporale della Chiesa, numerosi pontefici usarono le armi per perseguire i propri obiettivi come Giulio II, Giuliano della Rovere, francescano, eletto sessantenne al soglio di Pietro nel 1503. Occhi profondi e saettanti, movenze e gesti risoluti da comandante militare più che da buon pastore, si guadagnò la fama di “papa guerriero” costringendo Cesare Borgia a restituire allo stato pontificio città e castelli di Romagna. Come qualunque altro principe del suo tempo, scelse la guerra per conservare il potere della Chiesa.
Le parole di Francesco richiamano invece alla memoria quelle di un papa più recente, Giovanni XXIII, che aveva in sé le doti umane del contadino esperto di fatica, pazienza, povertà e il senso dei bisogni sociali e della giustizia. Il 22 ottobre 1962 contribuì ad evitare l’apocalisse della terza guerra mondiale quando il presidente americano J. F. Kennedy annunciò in tv che a Cuba i sovietici avevano installato un arsenale di missili nucleari pronti a colpire gli Usa. Al blocco navale allestito per rappresaglia seguì la dura minaccia del leader del Cremlino Nikita Kruscev, ma intervenne papa Giovanni con un accorato appello che fu ascoltato.
Un accordo è ancora possibile? Anche ora che gli eventi precipitano, che i cannoni tuonano e si combatte nelle strade, ora che donne, vecchi e bambini si chiudono nei rifugi sotterranei e “lo zar” resuscita i fantasmi dell’Urss alla tv? O vinceranno gli interessi economici? “In ogni conflitto l’amore è più importante della giustizia”, dice il patriarca di Mosca Kirill e sembra di riascoltare la voce di Roncalli davanti alla foto di Kruscev con due pannocchie in mano: “Sapete che vi dico? Non mi dispiacerebbe trovarmi a tu per tu con quest’uomo, magari a tavola. Penso che finiremmo per intenderci, almeno su alcune cose. La coltivazione del granoturco, per esempio”.
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