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Politica

MAGISTRA VITAE

EDOARDO ZIN - 25/02/2022

ucrainaPer poter comprendere la crisi russa – ucraina ho cercato cause e conseguenze di un eventuale intervento armato, ma non ragioni storiche, culturali ed etniche interne in molti paesi dell’Europa centro – orientale, dapprima dominati da grandi imperi e al momento della disgregazione di questi imperi diventati nazioni legate al loro passato, con una loro forte identità e con frontiere nazionali impermeabili.

Mentre nell’Europa occidentale, le nazioni hanno impiegato secoli per integrare etnie, ad oriente la scena politica è stata dominata dai grandi imperi (ottomano, austro-ungarico, zarista, successivamente rinato come Unione Sovietica) nei quali le molteplici etnie si sono intrecciate.

Dopo la prima guerra mondiale, con la caduta dell’impero austro-ungarico, gruppi etnici furono associati ad una nazione su decisione dei congressi che seguirono al Trattato di pace: nacque così, ad esempio, la Cecoslovacchia che univa l’etnia ceca con quella slovacca, e, lungo le coste dell’Adriatico, l’Unione dei serbi, croati e sloveni, a cui fu annessa la Bosnia. Questi stati erano solo apparentemente monoetnici. In queste regioni, piene di tensioni, di compresenza di lingue diverse, di religioni contrapposte, di tradizioni differenti, i popoli riuscirono a comporsi in un’unità complessa alimentata da una molteplicità di radici culturali. Durante la seconda guerra mondiale, alcuni popoli non esitarono a gettarsi nelle braccia dell’espansionismo nazista pur di vendicarsi dei torti subiti dopo la prima guerra mondiale.

Terminata la seconda guerra mondiale, il profilo etnico degli Stati dell’Europa centro – orientale cambiò: i tedeschi abbandonarono Polonia e Boemia, i polacchi vicini alle province orientali furono trasferiti verso occidente, gli ungheresi abbandonarono la Slovacchia, in Transilvania s’installarono forti minoranze romene e sassoni: per la prima volta nella storia dell’Europa orientale i confini di uno Stato coincisero spesso con i confini linguistici e culturali di una nazione.

Dopo la caduta del muro di Berlino, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia si decomposero, mentre negli stati-nazione dell’Europa occidentale, con la nascita della Comunità Europea, gruppi etnici minoritari, contrapposti tra loro, (penso ai Fiamminghi e Valloni in Belgio, ai Baschi, alla Catalani in Spagna, ai Bretoni e ai Corsi in Francia, che stavano scomparendo sotto le omologazioni nazionali) rigenerarono le loro identità locali rafforzandole con l’intensificazione dei vincoli con l’UE. Altre minoranze etniche rifiorirono perché seppero radicare nell’Unione Europea esperienze di conflitto e di convivenza vissute nel passato. E l’Unione Europea diventò il luogo in cui le minoranze etniche hanno potuto rinascere evitando i conflitti dei nazionalismi.

Tutto ciò non è capitato in Ucraina, a causa dei conflitti interni tra etnie diverse oscillanti tra due mondi e dalla presenza nel suo interno di oligarchie, di cittadini corrotti, dalla mala politica, da un’estrema povertà. È semplicistico pensare un’Ucraina divisa a ovest tra la parte che vorrebbe aderire all’UE e alla Nato, e la parte sud orientale, non solo russofona, ma anche russofila: in tutto il paese ci sono zone di bilinguismo. Occorre inoltre aggiungere che in entrambe le regioni si trovano gruppi nazionalistici: a ovest l’estrema destra ha connotati civici, che inneggiano alla “grande Ucraina”, a sud-est ha connotati etnici pronti ad abbracciare la Russia come protettrice dei valori religiosi, culturali della loro etnia.

Putin ha annesso alla Russia le due province autoproclamatesi indipendenti del Donbass, allargando così il territorio russo che, allungandosi a sud e unendosi alla Crimea, crea di fatto uno stato cuscinetto che impedirà di avere alle frontiere russe truppe della NATO. Speriamo che questa non sia solo la vincita di una battaglia, ma l’inizio per trovare una soluzione pacifica. Le diplomazie continuino nello sforzo immane di trovare accordi pacifici per studiare un’architettura istituzionale che consenta agli ucraini filo – occidentali di avere un’associazione con l’UE.

La storia ci insegna quanto basta per schivare qualche vecchio errore, ma soprattutto per evitarne degli altri.

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