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Cultura

LA PORTA DELLA SALVEZZA

CARLO ZANZI - 18/02/2022

calogero

Calogero Marrone con la famiglia

Se oggi Calogero Marrone, un siciliano nato a Favara, impiegato comunale arrivato agli uffici di Varese negli anni Trenta, morto deportato a Dachau nel febbraio del 1945, è Giusto fra le Nazioni ed è ricordato a Varese con una via, lo si deve principalmente al libro di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, ‘Un eroe dimenticato’ (edizioni Arterigere), che agli inizi del nuovo millennio, grazie ad una ricerca accurata, resero di pubblico dominio le vicende di quest’uomo giusto, antifascista, che aiutò centinaia di ebrei e di bisognosi a fuggire dalla follia del razzismo nazista, dei campi di sterminio, della deportazione e da sicura morte. Un eroe siculo-varesino che oggi in molti conoscono. Un nuovo contributo arriva da Massimo Trifirò, nato e vissuto a Lecco, famiglia di origini siciliane. Titolo del libro: ‘La porta della salvezza – Calogero Marrone, un impiegato a Dachau’ (Macchione editore).

Entriamo più nei dettagli, a partire dalla copertina, un quadro di Renato Guttuso, siculo-varesino come Calogero Marrone: è l’autoritratto dell’artista che potrebbe rappresentare un uomo malinconico di età matura avviato al suo destino.

Secondo di dieci figli, Calogero nasce a Favara, in provincia di Agrigento, il 12 maggio 1889. Studi classici, Prima Guerra Mondiale con i gradi di sergente, quindi il ritorno, il matrimonio con Giuseppina, quattro figli: Filippina, Salvatore, Brigida e Domenico. Nel frattempo il fascismo domina la scena, Calogero non si iscrive al partito unico, manifesta le sue idee, intorno a lui nascono sospetti, maldicenze, minacce. Il podestà di Favara lo esorta a ravvedersi, Calogero capisce che è tempo di cambiare aria, vince il concorso per un incarico amministrativo al Comune di Varese, nel 1931 arriva nella perla delle Prealpi. Fa carriera, è preparato, preciso: nel 1937 Marrone è dirigente dell’Ufficio Anagrafe, sotto di lui 12 dipendenti.

Ma l’Italia entra in guerra, dopo l’8 settembre del ’43 Varese è in mano ai tedeschi e ai fascisti, Calogero sa qual è il suo compito di uomo giusto: aiutare chi dai tedeschi e dai fascisti è vessato. Nel suo ufficio a Palazzo Estense passeranno centinaia di persone, riceveranno documenti falsi, grazie ai quali avranno salva la vita. Innumerevoli le testimonianze di chi riceverà un aiuto da trifiroCalogero. Scrive Trifirò: “Calogero aveva dunque trasformato il proprio ufficio di Palazzo Estense in una trincea antifascista, dalla quale combatteva con le armi della burocrazia, con la penna, i timbri, le cartelle anagrafiche, ma soprattutto con l’intelligenza, la determinazione, l’onestà, lo spirito di sacrificio al servizio delle persone…”

Il 31 dicembre del ’43 un anonimo lo denunciò. Sospeso dall’incarico con effetto immediato, in attesa di giudizio, Marrone venne più volte inviato, da chi aveva a cuore la sua vita, a scappare in Svizzera, perché le accuse contro di lui non lasciavano scampo. Ma il funzionario rifiutò, temendo soprattutto ripercussioni alla sua famiglia. Il 7 gennaio del ’44 venne arrestato ed ebbe inizio il suo calvario: carcere dei Miogni a Varese, poi Como, poi San Vittore a Milano, a settembre il campo di transito di Bolzano-Gries e infine, il 15 ottobre 1944, è sul treno piombato verso il lager di Dachau, in Baviera dove il 15 febbraio 1945 (data presunta) morirà per tifo petecchiale.

Il calvario di Marrone è un crescendo di stenti, atrocità, vessazioni, fame e fatica, sopportati (molte le lettere ai familiari) con coraggio e fede cristiana. Il suo eroismo rimase praticamente sconosciuto per mezzo secolo, sino alla già citata ricerca di Giannantoni-Paolucci, che ha ridato alla memoria storica e alla giusta ammirazione un uomo che non poteva essere dimenticato.

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