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Opinioni

NON SOLO LADRI

ROCCO CORDI' - 18/02/2022

Il pool di “mani pulite” a Milano

Il pool di “mani pulite” a Milano

Il 17 febbraio del 1992 con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente di primo piano del PSI milanese, ebbe inizio la valanga giudiziaria che avrebbe travolto i partiti e la politica italiana.

Anche Varese si trovò nell’occhio del ciclone. L’inchiesta del PM Abate portò ad un centinaio di arresti e alla decapitazione di una intera classe dirigente.

Nella ricorrenza del trentennale di quella data si moltiplicano libri, articoli e commenti. Si ha però l’impressione che le ricostruzioni di quel periodo si muovano dentro schemi e letture piuttosto schematiche. Ecco allora scendere in campo una vasta gamma di tifoserie le cui posizioni oscillano dal giustificazionismo assolutorio al giustizialismo criminalizzante. Non meno trascurabile la schiera, sempre di moda, dei complottisti.

Dopo trent’anni si potrebbe, si dovrebbe, ragionare diversamente.

Le inchieste giudiziarie scoperchiarono un sistema di potere diffuso in cui la corruzione aveva raggiunto livelli parossistici. La sola inchiesta milanese di “Mani Pulite” aveva indagato circa cinquemila persone e scoperto le ramificazioni nazionali di un giro di tangenti di oltre 3.500 miliardi di lire.

Certamente ci furono eccessi investigativi e manette facile, “tangentopoli” però non era una invenzione dei magistrati, ma la tragica realtà di un rapporto perverso tra economia, società e politica. Anche la maxi inchiesta varesina si concluse con 26 condannati e un giro di tangenti accertato di oltre 62 miliardi di lire. Il “Comitato d’affari” in realtà era composto da una cerchia ristretta di persone, ma tutte in posizioni chiave nei partiti e dunque capaci di influire e condizionare programmi e realizzazione di opere pubbliche nelle diverse sedi istituzionali.

Ma non tutti i partiti erano uguali e non tutti furono coinvolti allo stesso modo. Tuttavia le inchieste non potevano che perseguire reati compiuti da persone. Ma la “corruzione” vera andava ben oltre le ruberie compiute da singoli o gruppi di potere. Altrimenti, se solo di questo si fosse trattato sarebbe bastato mettere i ladri in galera, consentendo così – nei partiti come nelle istituzioni – l’avvento di persone e gruppi dalle “mani pulite” e animati da una idea più nobile e alta della politica.

Così non è stato. Perché, come aveva denunciato Enrico Berlinguer nel 1981 – con ben dieci anni di anticipo rispetto alla magistratura – la “questione morale” non si esauriva nella esistenza di ladri e corrotti, ma …fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo” ... e non ci sarà rinnovamento alcuno se la questione non viene affrontata aggredendo le cause politiche che l’hanno generata.

La “corruzione” non era dunque un problema soltanto giudiziario, ma investiva il modo di essere della politica e dei partiti. Perciò occorreva una risposta politica, ma questa non c’è mai stata.

Ecco perché tangentopoli non ha mai cessato di esistere. Anche se le forme e le modalità corruttive sono diventate molto più sofisticate e occulte si continua a corrompere e ad appropriarsi di risorse pubbliche per fini privati. Ancora oggi, dunque, la “malattia” è tutt’altro che debellata.

Nel contempo i partiti sono investiti da una crisi talmente grave e profonda che rischia di travolgere le stesse istituzioni democratiche. Questo perché allora non si è stati in grado o non si è voluto fare i conti con le cause reali che avevano prodotto un sistema politico degenerato. Non a caso dopo la tanta declamata “fine della prima Repubblica” ne è seguita un’altra ben peggiore segnata dal trionfo della personalizzazione e del leaderismo carrieristico, dalle leggi ad personam, dalla subordinazione in ogni campo del pubblico al privato e delle assemblee elettive agli esecutivi.

Trenta anni dopo bisognerebbe partire da qui per rimettere in carreggiata partiti e istituzioni, ma ho il timore che, ancora una volta, più che i ragionamenti saranno le opposte tifoserie, giustizialisti/innocentisti a dettare la linea.

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