Dunque non eravamo così vittime di costrizione e pena. Non era il caso d’inscenare cortei ribellistici. Non ci stavano espropriando della libertà. Oggi ch’è di nuovo lecito girare all’aperto senz’indossare la mascherina, molti rinunciano alla consuetudine del pre-pandemia. Preferiscono restare a quella ormai fatta propria. Circolano ancora col volto schermato. Perché il timore insiste, la prudenza idem, un senso etico/civile altrettanto. Cioè: difendo me stesso e non offendo alcuno. Si chiamano coscienza e rispetto. L’avreste detto che sono doti di fondo degl’italiani, di cui spesso si dipinge un ritratto capovolto, cioè: incoscienti e menefreghisti?
Si danno letture psicologiche di quest’atteggiamento. La mascherina filtra le intrusioni curiose nel nostro privato, non lascia trasparire emotività, protegge l’io. E giù a dissertare su quanto s’impreziosisca l’io allorché riparato: diventerebbe di più ricca disponibilità per il noi. Per la comunità. Per l’interesse collettivo. Eccetera.
Mah e boh. Semplicemente: la mascherina che continua a velarci anche se la potremmo dismettere è una dimostrazione di saggezza. C’entra zero “…la schiavitù mentale peggiore di quella legislativa”. C’entra che il contagio, sia pure ridotto, continua; le possibilità d’infettarsi sussistono; permane il fenomeno del virus beccato nonsisaquandocomeperché anche dai più ligi alle disposizioni. Ergo: l’avvedutezza suggerisce di volgere oggi in abitudine ciò che ieri consideravamo sacrificio. E basta lì.
Curiosa appare la novità che lo spontaneo convertirsi all’autodisciplina preventiva (Sì Mask) germogli in un popolo solitamente restìo a coltivarla. Non siamo militareschi tipo i giapponesi, per citare l’esempio classico, che alle mascherine si sono adeguati da anni, usi a obbedir tacendo al modo in cui a noi capitò solo all’epoca della Buonanima. Irrequieti e disordinati, litigiosi e insofferenti, da lontane generazioni abbiamo persuaso vari totem politici che governarci non è difficile: è inutile. Invece, toh: il Covid realizza il prodigio giudicato irrealizzabile da D’Azeglio, Giolitti, Mussolini, Andreotti et similia.
Certo non abbiamo cambiato pelle, ma non ci viene più l’orticaria se la copriamo col fazzolettino sanitario. Nasconde i difetti fisici, esalta la virtù temperamentale. In fondo siamo un Paese di navigatori (nelle acque più agitate), di poeti (che sanno volgere in bello il brutto) e di santi (che si scoprono eroi della normalità). Però, attenzione: esageruma nen, come dicono a Torino, dove l’Italia insediò la sua prima capitale. Non c’è altare senza polvere, né dispositivo per neutralizzarla.
You must be logged in to post a comment Login