Tra poco più di un mese affronteremo un’altra primavera. Come sarà? Se due anni fa coincideva con il triste inizio del lockdown, lo scorso anno invece ci ha portato una speranzosa “fioritura” di primule fucsia, ornamento degli hub vaccinali. Ci si recava tutti abbastanza convinti che si trattasse in quel momento dell’unica strada percorribile. I risultati osservati di mese in mese ci hanno dato ragione. I contagi sembrano ora diminuire e ogni sera in TV ci viene riferita una curva in calo. Manteniamo tuttavia la prudenza e le norme basilari che da due anni abbiamo appreso. Ma ecco la novità di questa primavera 2022: forse si potrà somministrare il vaccino agli under 5, ovvero la copertura mancante 0-5 anni, per i più piccoli, a partire dai 6 mesi di vita.
Negli Stati Uniti la Pfizer ha chiesto l’autorizzazione alla Food and Drag Administration per il suo vaccino. Sempre in USA i bambini malati di Covid – come riferiscono al Bambin Gesù di Roma – sono oltre dieci milioni. Tre milioni e mezzo solo a gennaio, sotto i 4 anni un milione e seicentomila.
Non è che la situazione vada benissimo anche da noi, perché negli Ospedali Pediatrici sono aumentati i ricoveri dei piccoli malati di Covid. La Società Italiana di Pediatria riferisce di un incremento notevole in questo ultimo periodo, passando dal 24% al 30% in una sola settimana. In dettaglio: 18% diagnosticato sotto i 5 anni, il 44% nella fascia 5-11 anni, 38% nella fascia 12-19. Pur non volendo suscitare allarmismi, anche tra i bambini il rischio di casi gravi da trattare magari con un ricovero protratto o addirittura in Terapia Intensiva, è da tenere presente. Anche le conseguenze post Covid non sono da sottovalutare, il cosiddetto “long Covid” con sintomatologia variabile da cefalea a stanchezza, da mancanza di capacità concentrativa a diffusi dolori atromuscolari o altro che possono perdurare mesi, rendendo difficile la quotidianità.
Purtroppo il Covid non risparmia nessuno: se all’inizio della pandemia i bambini sembravano esclusi ora, a causa di Omicron, variante notoriamente contagiosa, anche l’età infantile ne è coinvolta. È questo il messaggio per i genitori a cui vorrei comunque rivolgermi con parole rassicuranti e convincenti. È utile continuare a diffondere l’importanza della copertura vaccinale in età pediatrica, che ha visto ahinoi un rallentamento nella fascia 5-11, quella proposta a dicembre 2021. È opportuno mantenere alta la guardia a qualunque età e continuare ad estendere il vaccino. Il sistema immunitario dei bambini risponde peraltro molto bene: pensiamo a quante dosi di vaccini vengono inoculate sotto i 5 anni e come vengono ben tollerate, grazie a un organismo – per l’età – particolarmente recettivo e responsivo. Prima di essere messo in commercio il vaccino viene testato in numerosi trials clinici onde valutarne sicurezza ed efficacia. Non si sperimenta nulla, come purtroppo vogliono far credere le fake news.
Quando l’Ente regolatore italiano (Aifa) darà l’approvazione, sarà pronto un vaccino 0-5 anni a un dosaggio di 3 microgrammi (un decimo rispetto a quello degli adulti) da somministrare 2 volte – per ora – ma forse una terza dose è prevedibile.
Ciò eviterà quei ricoveri che, soprattutto nel primo anno di vita, possono provocare insieme ai vari disagi anche il ritardo nell’applicazione del calendario vaccinale oppure il dover rimandare visite di controllo, bilanci di salute o altre valutazioni. Ricordiamo che, sempre nel primo anno di vita, l’incontro con virus vari può portare a quadri a volte severi come la bronchiolite o la broncopolmonite. Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è stato in causa in questi ultimi mesi e, se associato al Covid, rende più problematica e a rischio l’evoluzione della malattia.
Auguriamoci quindi una “fioritura” vaccinale per la prossima primavera a favore dei più piccoli, in modo da permettere loro una crescita serena.
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