Se Bergoglio accetterà l’invito del sindaco Galimberti sarà il secondo pontefice in carica a visitare il Sacro Monte di Varese dopo Wojtyla nel 1984, senza contare Montini che lo visitò tredici volte prima di salire al sacro soglio. Francesco sarebbe invece il primo a farlo in occasione di un anno santo. L’evento del 2025 è dedicato ai “pellegrini di speranza”, un tema particolarmente adatto al nostro Sacro Monte. Sarà il 27° giubileo ordinario nella storia della Chiesa, il secondo indetto dal papa argentino dopo l’edizione straordinaria del 2015 intitolata alla misericordia e già si parla del terzo, il giubileo della Redenzione, nel 2033, bimillenario della Crocifissione.
Il santuario del Sacro Monte è da quasi duemila anni strettamente legato ai palazzi apostolici vaticani, il cuore della cristianità. Lo testimoniano decine di bolle e pergamene, di brevi, lettere e atti amministrativi firmati dai vescovi di Roma e conservati negli archivi. Una galleria di papi santi o peccatori, guerrieri o difensori della pace, intrepidi o intimiditi dalle responsabilità, di rilievo storico o considerati secondari. Il filo si dipana fin dai tempi di Damaso I che regnò all’epoca di Ambrogio, fondatore secondo la tradizione, nel quarto secolo dopo Cristo, della chiesa di S. Maria del Monte di cui eresse il primo altare.
Una storia che offre mille aneddoti e curiosità. Sisto IV della Rovere, noto soprattutto per avere fatto costruire la Cappella Sistina, autorizzò la nascita del monastero delle romite il 10 novembre 1474; il discusso Alessandro VI, protagonista della “leggenda nera” dei Borgia e padre di Lucrezia, affidò l’arcipretura di S. Maria a una badessa; Paolo III Farnese (ritratto in una copia di Tiziano al museo Baroffio) diede il via al concilio tridentino, commissionò l’indice dei libri proibiti e permise alle monache di spendere le elemosine per aiutare i poveri; e il milanese Pio IV Medici di Frascarolo, che conclude il concilio nel 1563, è ricordato in una lapide nel santuario.
Come sappiamo il Sacro Monte è intitolato al Rosario e fu il domenicano Pio V a istituire la relativa festa dopo la vittoria cristiana a Lepanto nel 1571; il primo colpo di vanga risuonò sulla “rizzada” nel 1604 regnante a Roma Clemente VIII e i lavori entrarono nel vivo mentre Paolo V Borghese e il Sant’Uffizio mettevano sotto accusa Copernico e Galileo; a Clemente XIV si deve la beatificazione di Caterina e Giuliana nel 1769 dopo un lungo iter diocesano; e il “papa liberale” Pio IX condannò la guerra all’Austria deludendo le speranze dei patrioti varesini Morosini e Dandolo accorsi a Roma con Garibaldi.
Il filo arriva fino ai giorni nostri. Leone XIII, occupato a rinnovare l’impegno sociale della Chiesa, promosse l’attività dell’osservatorio meteorologico nel monastero; l’eclettico Ludovico Pogliaghi donò la casa-museo del Sacro Monte alla Santa Sede per amicizia con il milanese papa Ratti, Pio XI; a cui subentrò Pio XII, figlio della nobiltà nera romana e papa durante la seconda guerra mondiale, che dettò le nuove regole della vita contemplativa. Le monache seguirono l’elezione del successore Giovanni XXIII per la prima volta davanti alla tv; e nel 2012 le romite corsero a Milano in pullmino per vedere Benedetto XVI all’incontro delle famiglie.
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