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L'antennato

PROFILO LARGO

STER - 04/02/2022

amadeusLa sfida era far tornare il pubblico in teatro. E fosse solo per questo, il Festival di Sanremo 20-22 (si pronuncia staccato, perché dire duemilaventidue è troppo lungo, in questi tempi veloci) ha centrato l’obiettivo.

È praticamente già tempo di guardare all’anno prossimo, se badassimo al sodo. Ma stiamo sul pezzo, ancora per qualche ora almeno. Amadeus con il suo stile diligente ha portato a casa la pagnotta con precisione e temperanza: serate dalla durata non più mostruosa come nelle sue precedenti due edizioni, e ha selezionato una gamma così vasta di artisti da accontentare un po’ tutti, diciamo che il cast di quest’anno è un po’ il Mattarella delle sette note, un “profilo largo” in grado di raccogliere il voto di moltissimi grandi elettori, che in tv sono gli spettatori.

Ma il rito è complessivamente stanco: scena uguale a quelle degli ultimi dieci anni (almeno…), conduttori e ospiti già visti (Fiorello si è fatto pregare per esserci e ha speso molto del suo tempo – addirittura il monologo iniziale – per sottolineare che non ne aveva voglia, insomma: bene ma no benissimo, essendo quello un palco molto ambito e che rimane un miraggio anche per molta gente assai brava, che lo meriterebbe e non ci arriva), i soliti fiori (rigorosamente) alle signore e alcune “provocazioni” (vedi il finto battesimo inscenato da Achille Lauro) di cui non si sentiva il bisogno e di cui non si è intravista nemmeno la genialità dell’arte quando innova e fa discutere.

La gara del look ha visto protagonisti forse più i maschi delle femmine (sic transit gloria mundi) e alcuni eccessi, come Orietta Berti collegata dalla nave dello sponsor, che l’anno scorso qualcuno aveva proposto come alloggio sicuro per il pubblico che avrebbe dovuto popolare l’Ariston, davvero indegni della carriera dell’Usignolo di Cavriago.

La gara degli ascolti ha invece dato risultati per così dire “definitivi”: nel tempo delle incertezze, la gente vuole stabilità, vuole essere rassicurata; ed ecco allora un’audience davvero eccellente: la sola puntata d’esordio ha battuto tutti i record dal 2005 ad oggi. Benissimo anche le serate successive. Ma sia chiaro: i festival che rimangono sono poi quelli che uno ricorda al volo, magari per un dettaglio. Magari per un vincitore azzeccato. E – dal punto di vista del successo memorabile – il Sanremo 20-22 è partito già battuto rispetto al fenomeno Maneskin che si sono portati casa il Leone rampante nel 20-21.

 

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