è scesa la sera su questo atteso 24 gennaio, ma i grandi elettori non hanno ancora scelto il nuovo Presidente. Eppure io mi rivolgo a Lei idealmente, come se Lei fosse stato già stato eletto in un sincero colloquio tra un cittadino e il suo Presidente.
Scrivo e la notte è diaccia, eppure, oggi pomeriggio, mentre dalla finestra aperta mi giungevano, tramite la televisione, gli echi della prima chiama, in giardino ho scorto i primi indizi di primavera: una pervinca è fiorita sotto un pino e una primula sta per aprirsi. È un buon augurio che invita alla speranza. C’è tanta voglia di speranza in giro!
Lei sa che il Paese vive la sofferenza della pandemia, nel mezzo di una crisi politica dove troppi cincischiano, molti non hanno il coraggio di affrontarla per timore di restare privi del potere da cui sono dominati e tutti sono pronti a esprimere giudizi inzeppando bizzarre stravaganze con evenienze possibili. La gente è turbata, molte coscienze sono inquiete perché il dialogo fecondo, il confronto costruttivo sono stati sostituiti negli ultimi giorni dalle logiche rattrappite, dagli odi perenni, dalla fluidità dell’agire che permette agli eletti di transitare da una parte all’altra, in cui la tattica ha ucciso la chiarezza, mentre sale sempre più possente il grido dei poveri che diventano sempre più poveri e la povera gente è costretta a mendicare un pasto ed attende che dall’assistenza si passi alla giustizia. Le auguro di essere il tessitore che unirà il Paese!
Ai confini della nostra Europa si stanno ammassando truppe che potrebbero essere avvisaglie di un conflitto, nei boschi umidi e rigidi, che delimitano un paese dell’UE da un altro dittatoriale, bimbi, persone anziane, mamme muoiono per il freddo, migliaia e migliaia di povericristi scappati dalle guerre o dalla fame chiedono di essere accolti nel nome di una solidarietà che è uno dei pilastri della nostra civiltà. Anche alle nostre coste ogni giorno sbarcano donne e uomini in cerca di speranza.
Ii padri costituenti che scrissero la nostra Carta, su cui lei giurerà, erano superstiti della guerra, della lotta contro il nazismo e il fascismo. Anche allora c’era molta sofferenza. Anche allora c’erano gruppi contrapposti, avversari con idee divergenti, eppure si accordarono e ci donarono una Costituzione che ci ricorda i diritti inalienabili dell’uomo, i doveri inderogabili della solidarietà, dello studio, del lavoro, della salute. Da poco ci era stata restituita la libertà e oggi ci mancano gli uomini “liberi”.
Oggi non è più così: offese e torti, urla e violenze vengono sbraitate alla televisione, gli interessi personali sono contrabbandati come ideali e le persone vengono indicate per le loro ideologie. Vorrei un’Italia fatta un po’ più a misura dell’uomo, senza trincee, senza violenze, senza calunnie.
So che i Suoi poteri, Presidente, sono limitati, ma non le sue predisposizioni: spero che Lei sia garante d’ordine sociale e di giustizia, che sia competente perché è a lei che il popolo sovrano si affida non disponendo delle conoscenze necessarie per giudicare le decisioni votate da un libero parlamento, decisioni che saranno portate alla sua firma perché vengano attuate. Sono certo che Lei consideri la sua alta carica non un’affermazione di sé, ma un servizio per promuovere la crescita e lo sviluppo di tutti, che sia coraggioso al punto da prendere le distanze da coloro che le sollecitano un uso distorto del suo potere, che non venga mai meno alla sua coscienza pur di non compromettere l’istituzione che rappresenta, che sia capace di cogliere il vero volto delle vecchie e nuove povertà. In breve: che Lei non sia mai “contro” qualcuno, ma “per” qualcuno.
Questa è la mia speranza. Questa è la speranza di molti cittadini. È difficile sperare quando negli ultimi anni la politica è caduta molto in basso e molti si rassegnano a sguazzare in questa abietta palude senza slanci. Ci ridoni Lei con la sua autorevolezza il germe della speranza, così come ha fatto il Suo tanto amato predecessore. Ci faccia sognare un nuovo Paese coeso che allarga i suoi orizzonti verso un’Europa più concorde che ci assicuri la pace costruita su un potere sovra-nazionale, che promuova la prosperità di tutti.
Accolga, Signor Presidente, queste nostre speranze
NdR
La riconferma di Mattarella al Quirinale, e in parallelo quella implicita di Draghi premier, soddisfa questa speranza. Per fortuna è andata così
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