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Attualità

IL BUON GIORNALISMO

GIANFRANCO FABI - 28/01/2022

giornalistiIl giornalismo e i giornalisti vivono in un momento particolarmente difficile. Sono molti, infatti, i fattori che insidiano una buona informazione, un’informazione che sia vera, utile e corretta. C’è la complessità dello scenario politico, economico e sociale, così come c’è una rivoluzione tecnologica che sta cambiando profondamente i mezzi di comunicazione. Le edicole chiudono, i giornali sono in difficoltà, i social network prendono sempre più spesso il posto dell’informazione tradizionale e anche la televisione si sta progressivamente trasformando con il tramonto della vecchia programmazione e il sempre più diffuso utilizzo “on demand” per vedere quello che vogliamo, nel momento più comodo e con i tempi che autonomamente possiamo decidere.

Eppure, c’è ancora spazio per il giornalismo di qualità, per un’informazione che abbia al suo centro i diritti umani, per chi ha la volontà e la passione (e la possibilità) di andare a vedere e raccontare quello che avviene nel mondo. Lo ha dimostrato la testimonianza che Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire, ha portato al tradizionale incontro dei giornalisti varesini per festeggiare il loro patrono, San Francesco di Sales.

L’evento, organizzato da Radio missione francescana e al Decanto di Varese, si è svolto sabato mattina presso la sala della parrocchia di San Massimiliano Kolbe, e ha visto la partecipazione anche di Riccardo Sorrentino, neopresidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Oltre 70 le persone presenti, ma molte altre hanno potuto seguire l’incontro grazie al collegamento in streaming. Molto partecipata anche la Santa Messa celebrata da mons. Giuseppe Vegezzi, vicario episcopale, con il prevosto di Varese, mons. Luigi Panighetti e padre Gianni, direttore di Radio missione.

Nello Scavo ha raccontato alcuni significativi episodi delle sue missioni sui fronti e sulle frontiere calde del mondo: dalla Siria ai Balcani, dalla Polonia alla Libia, territori in cui alle guerre aperte si affianca sempre drammaticamente il fenomeno delle migrazioni. “Non sono un inviato di guerra – ha detto – voglio essere soprattutto un giornalista dei diritti umani, un giornalista che guarda alla realtà delle persone, che cerca di portare alla ribalta le verità scomode, che cerca di superare il conformismo dei giudizi e le versioni ufficiali di una politica che spesso nasconde le scelte più imbarazzanti”.

Nella testimonianza di Nello Scavo sono così emersi non solo i principi di fondo della buona informazione, ma anche i valori che ogni persona dovrebbe portare con se per essere una responsabile cittadino del mondo. E questo è particolarmente importante perché solo un’informazione di qualità può far tornare nelle persone, soprattutto nei giovani, la voglia di conoscere le tante dimensioni di un mondo in cui si sono gli abissi della violenza e della sopraffazione, ma vi è anche molto di bello, di buono e di giusto.

Il buon giornalismo è quindi un dovere e una necessità. E il buon giornalismo, come ha sottolineato Sorrentino, deve avere come fondamento che quell’accuratezza che “riassume innanzitutto il diritto/dovere del rispetto della «verità sostanziale dei fatti» insieme alla «libertà di informazione e di critica», che non è la libertà delle nostre preferenze o dei nostri desideri, piuttosto è libertà della volontà creatrice dello spirito umano. Essere accurati – ha sottolineato il presidente dell’Ordine lombardo – significa però anche prendersi cura delle realtà che raccontiamo, primo passo per riconoscere, ovunque, la dignità degli uomini e delle donne di cui narriamo le storie.”

Principi ripresi anche da mons. Vegezzi nell’omelia in cui ha invitato i giornalisti alla vigilanza e quella tensione verso il vero che è propria dello spirito evangelico.

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