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Il racconto

DOPO

GIOVANNA DE LUCA - 21/01/2022

lupusMi pare che due anni fa qualcuno avesse detto: “Dopo la pandemia saremo tutti più buoni, perché ci avrà ricordato i veri valori della vita e ci avrà insegnato quanto siamo fragili, quanto si debba essere fratelli, come ogni sicurezza possa crollare in un attimo”.

E d’istinto ci viene alla mente LA GINESTRA, e tutto quanto Giacomo Leopardi, che non credeva nel progresso, sappiamo pensasse della condizione umana. Considerazioni che valgono sempre, anche senza pandemia, avvalorate da guerre, terremoti, alluvioni, incidenti e quant’altro.

Si può dire che l’uomo nella norma non si sofferma più di tanto, e per fortuna, su funeste riflessioni: lotta per guadagnarsi una sicurezza e godersela, giustamente.

Ecco la parola: sicurezza.

Stasera guardando immagini di un servizio televisivo che mostravano la cieca furia di piazze urlanti, ho provato uno strano disagio, la percezione di qualcosa che va oltre il conflitto tra no vax e sostenitori dei vaccini e non ha più niente a che fare con una questione di salute pubblica, che può essere intesa in modi diversi. Come se la parte peggiore dell’uomo, al di là di ogni motivazione, da un atavico fondo mostrasse il suo volto.

Niente di originale, si potrebbe dire: la storia è fatta in gran parte di crudeltà e ferocia, ma nel nostro sentire occidentale e cristiano il sentimento di fiducia in una ritrovata sicurezza credo ci sia sempre stato. Dopo la pioggia viene il sole, per dirla semplice. Ecco: ho avuto la percezione che vacilli il convincimento del sole a venire. Penso ai giovani e ai bambini, e penso, stasera ho pensato, che nella mescolanza di ragioni che muovono quelle piazze stia riemergendo un volto mai domato: “Homo homini lupus”. E allora, sicurezza addio, a fra chissà quanto tempo, se tarderanno a risolversi i gravi problemi economici e sociali che ci sovrastano.
Ho detto giovani e bambini. Ma anche coloro che per dolcezza chiamerò “maturi” hanno bisogno di sicurezza, una sicurezza che si affianchi a quella della morte senza sofferenze. Con un briciolo di serenità.

Nel secondo dopoguerra si respirava voglia di ricostruire, nella povertà si era comunque “sicuri” che nonostante le orribili vicende degli anni precedenti tutto sarebbe alla fine andato bene. Passato. Certo la speranza non deve morire, ma ora si respira aria di insicurezza, se non di paura.

La pandemia non ci renderà migliori: anzi, il “lupo” che sta in fondo all’animo umano può diventare più aggressivo, incattivito dai pericoli ad essa correlati. E si è visto quali parole indegne abbia osato qualcuno di fronte alla morte di un uomo probo come il presidente del Parlamento Europeo. Il mondo in generale ha preso una cattiva tendenza: tutti abbiamo la responsabilità, come possiamo, di “remare contro” di essa.

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