C’è una spada di Damocle sui conti dei Comuni. Ci sono certamente grossi fondi in arrivo a favore degli Enti Locali, ma questi rischiano di essere assorbiti dagli aumenti dei costi energetici.
Il governo, dopo gli interventi dei mesi scorsi, ha stanziato 3,8 miliardi per le nuove misure di contenimento degli effetti dell’inflazione energetica. Alcune sono generali, come la riduzione dell’Iva al 5% per il gas o il taglio degli oneri di sistema. Ma le loro ricadute effettive sui costi delle bollette comunali sono tutti da misurare, mentre non è stata per ora accolta la richiesta degli amministratori di un fondo ad hoc per affrontare questa emergenza.
Già dalle prime bollette si è visto un aumento del 30, 35% rispetto ai mesi precedenti, la tendenza è destinata a proseguire nei prossimi mesi, secondo dinamiche difficili da preventivare anche per gli analisti del settore.
Non si è fatta attenzione a questo aspetto, che invece è di primaria importanza.
Oggi i Comuni pagano poco meno di 2,1 miliardi all’anno per le utenze energetiche: il 79% di queste risorse serve per l’energia elettrica, il resto per il gas. Nei Comuni più grandi come Roma e Milano, le due bollette valgono circa 30 milioni all’anno, ma l’incidenza sui bilanci è spesso più alta negli enti medio-piccoli dove sono più ridotti anche i confini dei conti.
Il problema è grande e colpisce non solo il singolo cittadino e la filiera produttiva, ma anche tutti gli Enti Pubblici. Come affronterà l’amministrazione varesina questo problema?
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