(O) Finalmente torniamo al trialogo! Senza la nostra partecipazione hai solo creato confusione e non ti sei fatto capire, specialmente l’ultima volta, a proposito della mescolanza di politica e scienza nella comunicazione istituzionale.
(C) Per questo aspetto risponderò in altro modo e luogo. Urge occuparci dell’elezione del Presidente della Repubblica.
Comincerò col dire che personalmente ho partecipato a due sole elezioni, quella di Pertini nel 1978 e quella di Cossiga nel 1985. Apparentemente molto diverse, la prima, molto contrastata, al sedicesimo scrutinio, la seconda al primo con larga e qualificata maggioranza. Ma ambedue ebbero una cosa in comune: innescarono un grande cambiamento politico.
(S) Cerchi il paradosso anche qui?
(C) Il paradosso si svela da solo, se si guarda all’avvenimento non come ad uno spettacolo, come già stanno facendo i media, ma con l’occhio dell’analisi politica. Chi pensa a godersi lo spettacolo della classe politica imbizzarrita potrà anche divertirsi a vedere sfilare gli astenuti, a sentire ripetere la parola ‘bianca’ durante gli scrutini inconcludenti, a contare i voti ai candidati di ‘bandiera’…
(S) Direi piuttosto di ‘barriera’, messi lì per impedire la defezione anticipata dei propri elettori.
(C) Guardando invece al passato e ancor più al presente con criticità, ci potremmo accorgere dell’importanza di questo avvenimento. Se nella prima repubblica le grandi decisioni politiche spettavano ai congressi dei principali partiti, massimamente DC e PSI, oggi questo avvenimento è l’unico che può dare svolte decisive. Tanto più che con il diniego di Mattarella alla ricandidatura e con la morte di Sassoli, la scorta di politici autorevoli formatisi nella prima repubblica si va esaurendo.
(O) Io non credo che questa sia più importante delle elezioni politiche. Credo che la realtà della partecipazione popolare sia tuttora più forte delle manovre dei partiti. Infatti il mio vivo desiderio sarebbe l’elezione diretta del Presidente. So che si correrebbe il rischio dell’esasperazione delle differenze, una specie di Trump vs Biden anche da noi, ma si potrebbe anche sperare che venga eletto un Presidente ‘di tutti’, che rappresenti davvero l’unità della nazione. Non lo è stato anche con le elezioni di Pertini e di Cossiga? Come si sono realizzate?
(C) Pensate che nel primo caso eravamo alla fine di giugno del 1978, poche settimane dopo l’assassinio di Moro e pochi giorni dopo le dimissioni di Leone, causate da accuse feroci, rivelatosi poi infondate, di essere stato oggetto di corruzione internazionale in occasione dell’acquisto degli aerei C130 Lockheed. Quindi c’erano ragioni perché DC e PCI sostenessero a spada tratta l’elezione di un proprio candidato. Ma in mezzo a loro giostrava il PSI del giovane Craxi, che già aveva sostenuto nel ‘caso Moro’ una politica alternativa a quella del PCI e della maggioranza della DC: la trattativa con le BR.
Quindi la situazione si presentava massimamente divisiva. Poi, quasi improvvisamente, al sedicesimo scrutinio, Pertini fu eletto quasi all’unanimità. In apparenza Craxi ottenne il sì alla candidatura di Pertini per lo sfinimento dei partiti maggiori e per la crescita dell’insofferenza dell’opinione pubblica al ‘teatrino della politica’. Credo però che la verità sia un’altra: me la disse anni dopo, in confidenza, Zaccagnini, quando non era più segretario della DC: “Sarei stato eletto anche al primo scrutinio, se avessi accettato i voti del PCI”. Ma questo avrebbe avuto il significato di definire una sostanziale alleanza, che però avrebbe spaccato in due la DC e il Paese. È stato meglio accettare la candidatura di Pertini, che ha chiuso la fase della solidarietà nazionale e aperto la strada al ritorno del centrosinistra e ristabilito una prospettiva di unità nazionale.
(S) Con questo esempio hai voluto sostenere la tesi che anche ora lo scontro che si profila tra i partiti, comunque lo si voglia caratterizzare (Draghi al Colle o a Palazzo Chigi o a casa, centrodestra vs centrosinistra, europeisti vs sovranisti, centro alla ricerca d’identità perciò contro tutti, Berlusconi alla caccia di voti con chissà quali argomenti, eccetera eccetera) non si ridurrà a un gioco di potere, ma produrrà una vera svolta politica?
(C) Con queste regole e con questo Parlamento fatiscente, corroso (non corrotto) da centinaia di cambiamenti di partito, è molto probabile e persino sperabile che avvenga qualcosa di simile. Il Parlamento attuale non è in grado di esprimere una maggioranza omogenea, né di continuare a lungo con questo precario compromesso. Dobbiamo aspettarci che l’ELETTO, chiunque sia, sarà insieme causa ed effetto di un radicale cambiamento politico. Ma ne riparleremo la prossima volta, quando tratterò dell’elezione di Cossiga, al primo scrutinio e quasi unanime.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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