Una sbalorditiva mistificazione mediatica ha investito Draghi, presunto reo -nella conferenza stampa di qualche giorno fa- d’aver impedito ai presenti di porre domande sul Quirinale. In realtà non ha vietato di fargliele, limitandosi ad annunciare il no a rispondervi. Un censore della libera stampa? Ma dai. Un realista istituzionale e politico, questo sì. Dato l’attuale ruolo, visto il malaccetto “Sono un nonno al servizio delle istituzioni”, considerato che autopromuoversi al Colle è uno sfregio alla Costituzione, cosa poteva scegliere di diverso dal silenzio? Qualunque risposta avesse dato, ne sarebbero scaturiti giudizi obliqui, con ricadute deleterie.
Invece dell’inquilino di Chigi, sono i partiti della semiunità nazionale a dover rispondere a urgenti domande. Esempio: perché non sottoscrivono il rinnovo del patto invocato a dieci giorni di distanza sia da Mattarella sia da Draghi? Perché non spiegano la via condivisa da seguire su temi come Pnrr, inflazione, costi dell’energia, derive sociali eccetera? Perché non dicono all’unisono chi insediare al Colle? E nel caso fosse Draghi, quale suo alter ego nominare alla presidenza del Consiglio. E se non lo fosse, come convincere l’attuale primo ministro a restare tale, dopo averlo logorato con allegra incoscienza rischiando di perderlo per sempre.
La situazione emergenziale è in molti aspetti simile a un anno fa, nonostante la riduzione del danno grazie alle vaccinazioni. Ma ai nostri statisti sembra sfuggirne la drammatica continuità. Anziché inseguire ambizioni personali (vedi Berlusconi) sembrerebbe ovvio/doveroso rimanere al servizio del Paese proseguendo l’opera “da costruttori” indicata dal presidente della Repubblica quando chiamò Draghi a guidare l’esecutivo delle larghe intese. E dunque: o si mantiene l’assetto attuale, con preghiera unanime al capo dello Stato d’accettare il bis; o si eleva al Colle il premier, con scelta di comune accordo del sostituto sulla poltrona da lui lasciata libera.
Difficoltà a mantenere l’attuale maggioranza di governo dopo l’eventuale trasloco al Colle? Nessuna. Proprio nessuna. Mettano la faccia i leader di partito, accettando ruoli ministeriali: durante una guerra -e quella al Covid lo è- le responsabilità si assumono, non si scaricano. Invece d’indignarsi per il nulla, sarebbe meglio esser degni di tutti. Cioè degl’italiani che s’aspettano l’esercizio d’una silenziosa coscienza politica, civile, morale dai loro rappresentanti.
ps
Tanto e spontaneo rimpianto popolare verso David Sassoli, uomo di parte capace d’interpretare un ruolo istituzionale sopra le parti. Merito speciale: lasciato il giornalismo per la politica, non è più tornato indietro, a differenza di svariati suoi colleghi. Un applauso alla coerenza etica. Meglio: un’ovazione.
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