In giornate come quelle odierne, dove la luce dura poche ore e il buio trionfa, anche la piccola lucerna splende; quindi nasce spontaneo illuminare il più possibile i nostri ambienti, i nostri giardini, le nostre piazze e strade come appunto stiamo facendo – forse in modo esagerato per la verità.
Gioiose le luci, ma tristi i tempi a causa della pandemia che ci affligge, ma anche a causa della nostra stoltezza: le armi continuano a crepitare e in certe regioni ci si appresta ad usare armi ancora più sofisticate contro i definiti “nemici” che invece sono miseri indifesi.
Ma anche le armi fanno scintille dietro al lugubre proiettile. “Dai, guardate il brillio e lasciate perdere il greve piombo”: sembrano dirci le immagini delle TV.
Attualmente le eccessive luci di certa parte del mondo contrastano con le buie notti di campi di milioni di profughi che penano e muoiono affamati nel freddo con i loro bimbi.
Nei nostri ospedali il contrasto con le luci lo fanno le immagini di tanti sanitari costretti a vestirsi in modo alieno per precauzioni igieniche, necessarie per curare gente sventurata o follemente imprudente colpita dal Covid.
Umilmente, e sì molto umilmente, una minoranza di gente cerca di vivere queste giornate che sembrano spegnersi, facendo combaciare il ritorno della luce astrale con il ricordo della nascita del “Figlio del Padre”! Si cerca di vivere questo evento dando un significato religioso a questa affermazione misteriosa, che noi non riusciamo a capire, che richiede fede per cui molti non l’accettano.
Non abbiamo certezze di come, di dove e quando nacque il Figlio: di quando fu tra di noi. Ad un certo punto della storia è arrivato questo “tizio” che diceva cose tanto scomode che fu cosa naturale – per la cultura di quei tempi – “mazzarlo”.
Concludendo salta fuori che quella masserella di umili si trova ora a vivere l’Avvento di uno che allora fu ucciso, facendolo soffrire il più possibile anche!
Gli umili – come li sto definendo – meditano i messaggi di un “condannato” che poi risorse. É dura! Ma furono parole “di amore”! Ma non è facile per noi capire certi eventi che una videocamera (se ci fosse stata allora) non avrebbe ripreso: non avrebbe registrato nulla!
Molti di noi hanno avuto modo di vivere i Natali della loro infanzia al buio, senza luci. Perenne l’incubo che piovesse piombo su una luce accesa, perenne l’incubo che il rombo dei bombardieri coprisse le nenie natalizie che le radio gracchianti d’allora trasmettevano. Perenni le angosce dei parenti per i figli al fronte in terre lontane o sui monti innevati, o prigionieri in campi di concentramento, o al confino.
Troppo diversi i tempi ((per fare i pensieri dell’inizio)) ma non molto diverse le angosce che troppi di noi vivono in questi giorni per colpa della pandemia e per colpa di tutti quegli Incomprensibili atteggiamenti che molti assumono nei confronti delle misure terapeutiche, senz’altro migliorabili ma per ora unica arma di difesa a nostra disposizione.
Viviamo Natali tristi che offuscano il ricordo di Natali più sereni. Si cerca di reagire, magari lasciandosi prendere da un facile consumismo ma, ripeto, difficili da capire le incongruenze anche di amici che possono danneggiare sé e gli altri.
Einstein diceva – citato da Gianrico Carofiglio – “le menti sono come i paracadute, servono se sono aperte”. Cercheremo di tenere ben aperto il nostro paracadute per vivere saggiamente questi momenti, sperando che Babbo Natale regali tanti paracadute a noi italiani
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