A leggere le statistiche le feste Natalizie ed il Capodanno segnalano un netto incremento non solo delle calorie consumate, ma anche dell’alcol ingerito.
A dire il vero, i problemi sociali connessi all’abuso dell’utilizzo di questa sostanza non hanno calendario preciso, visto che molto spesso fatti di cronaca quotidiana (stradale o sociale) riportano all’alcol cause di fatti ed eventi violenti contro persone, animali e cose.
In termini chimici l’alcol è l’etanolo e viene considerato uno pseudo alimento perché ha un alto contenuto calorico: circa 7kcal al grammo, rispetto le 4 dei carboidrati e le 9 dei grassi.
Se assunto in eccesso, però, non può essere stoccato in organi di deposito (come invece avviene per carboidrati e grassi), ma deve essere metabolizzato ed espulso nel più breve tempo possibile.
In realtà si tratta di una sostanza tossica al pari di una droga, per cui non è possibile consigliarne un uso corretto, anche perché la capacità metabolica è diversa tra singoli individui e legata anche a fattori genetici. Una quantità identica può pertanto avere effetti totalmente diversi in persone diverse: anche un singolo dosaggio quindi, considerato per errore non eccessivo, può provocare danni gravi. L’alcol è assorbito nell’intestino ma anche nella mucosa orale e nello stomaco e viene eliminato tramite il sudore, le urine e l’espirazione (etilometro alla guida).
Lo smaltimento dell’alcol dipende da diversi fattori tra i quali età, sesso e fattori genetici quindi non è uguale per tutti. I tempi di assorbimento dell’alcol nello stomaco sono allungati dalla presenza di cibi grassi (snack, patatine, olive etc degli aperitivi) mentre l’organo deputato al suo metabolismo è il fegato.
Ci sono tre meccanismi biochimici deputati a questa attività: uno, detto ADH o alcol deidrogenasi, è presente in diverse forme tra gli individui e quindi influenza la capacità personale di “digerire” la molecola, il secondo, detto MEOS (Sistema Microsomiale Ossidante Etanolo), può indurre una ipertrofia nella cellula del sistema metabolico (reticolo endoplasmatico liscio) ed influire quindi in modo importante sulla degradazione non solo di alcol ma anche di alcuni farmaci (leggere bugiardini); il terzo è l’enzima catalasi che interviene solo in caso di grandi assunzioni di alcol.
Quando la quantità di alcol assunta è superiore alla capacità di degradazione metabolica, il nostro fegato non è più in grado di trasformarlo tutto in acetaldeide e quindi in acido acetico (quest’ultimo eliminabile) e riversa in circolo acetaldeide; questa provoca vomito, disgusto, scoraggiando l’ulteriore assunzione.
Una quantità eccessiva di alcol provoca anche un aumento della produzione di radicali liberi, sostanze chimiche che intervengono in modo negativo su altre molecole, come carboidrati e proteine e determinano lesioni dei lipidi delle membrane cellulari, del DNA e degli organuli cellulari.
L’Istituto Superiore di Sanità consiglia pertanto di non superare 1-2 unità alcoliche al giorno per le donne, 2-3 per gli uomini. Una unità alcolica vale circa 12 g di alcol: quindi una lattina di birra (5%) o un bicchiere di vino (13%) o un bicchierino di super alcolico (37%).
Naturalmente per quanto detto in precedenza per essere certi di non incorrere in abusi/eccessi visto tutte le variabili in gioco il quantitativo da consumare per essere sicuri, è zero. Vale la pena di non dimenticare l’apporto calorico soprattutto per coloro che litigano con la bilancia: la formula da ricordare è quantitativo di alcol in ml per gradazione (della bevanda), x 0,8.
Per fare un esempio 200 ml di vino di 13 gradi grammi di alcol 200x13x0,8= 20,80 x 7kcal (contenuto energetico dell’etanolo) = 145,6 Kcal (un etto di pollo 171 kcal).
In Italia circa l’85% di alcol consumato è dato dal vino, la percentuale (dati 2019) di chi giornalmente beve bevande alcoliche è scesa dal 27 al 20%, in aumento quella di chi consuma occasionalmente da 42 a 47% ed anche quella di chi beve fuori pasto da 26 a 31%.
Visto le premesse io mi attacco al RESVERATROLO che è una sostanza naturale contenuta nella buccia d’uva e che ha una azione antiossidante e di fatto è per ora l’unica sostanza positiva contenuta nel vino rosso. Quindi pecco con scienza (e poca coscienza) cercando di bere solo vino rosso in quantità moderate durante i pasti (a stomaco pieno), senza guidare ed essendo sicuro di non essere incinta.
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