Anche quest’anno ci scambiamo gli auguri di Buon Natale. Le nostre vie sono piene di luci: ci ricordano quanto questa festa sia presente nel cuore e nelle attese. Anche quest’anno nelle famiglie i doni e gli auguri contribuiranno a creare una atmosfera particolare, unica, che sa coinvolgere anche chi forse del Natale conserva una idea vaga e piuttosto infantile.
Certo, il Natale per qualcuno è occasione di tristezza: proprio l’atmosfera di gioia che ci circonda fa sentire più amara la solitudine, più forte l’assenza di persone care, più dolorosa la perdita di legami che si volevano sicuri e solidi.
In questo Natale sono presenti tante preoccupazioni legate alla situazione che stiamo vivendo: continuiamo a sentire i dati preoccupanti della pandemia, abbiamo angosce legate al lavoro, al futuro dei figli, alle incertezze che si assommano e non ci lasciano tranquilli. Il Natale non è una pausa dentro una vita che vive situazioni difficili, è la risposta di Dio alle nostre domande e alle nostre fatiche.
L’augurio cristiano non è semplicemente l’espressione di una speranza nel futuro: che le cose non vadano poi tanto male. San Paolo cominciava le sue lettere con un augurio bellissimo: grazia e pace a voi. Grazia: perché Dio ti ama gratuitamente, perché Dio si è manifestato e si manifesta come uno che ha a cuore la sorte dell’uomo, si fa carne e viene a condividere tutto, la bellezza della vita e dell’amore e la sofferenza del dolore e della morte.
Grazia: perché Dio si mostra a noi ancora una volta nel volto di un bambino inerme, affidato all’accoglienza e alla sollecitudine degli uomini. E anche quando questo bambino diventerà grande, resterà sempre così: una presenza reale e discreta, come non può non essere l’amore. Reale, perché l’amore è concreto, è incontro, è accoglienza, è perdono, è lo sguardo del Signore che ha “compassione” degli uomini e che risana le loro ferite. Discreta, perché l’amore non può imporsi, ma soltanto proporsi, offrirsi, chiedere di essere ricevuto. L’augurio del Natale ha questo fondamento, la consapevolezza che Dio si è fatto carne, che noi gli interessiamo, che lui vuole costruire con noi una storia.
Pace: è l’altra grande parola, l’altro aspetto dell’augurio. Pace è quello che accade quando facciamo nostra questa parola, e sentiamo che ci cambia la vita. Pace significa rapporti nuovi, superamento di ogni estraneità, accoglienza dell’altro. Significa che l’amore di Dio vuole e può cambiare il mondo.
Sì, anche questo nostro mondo, perché qui Dio ha assunto nostra esistenza e la vuole trasformare. La pace è allora la nostra vita quando è segnata dalla grazia del Signore. La pace vuol dire la capacità di stabilire rapporti veri, fedeli, resistenti al tempo e alle difficoltà della vita.
La pace vuol dire saper donare ai nostri ragazzi una speranza vera, valori e prospettive per le quali vale la pena di darsi da fare, di impegnare la propria libertà. La pace vuol dire offrire una solidarietà a chi è nel bisogno, a chi si sente messo ai margini, a chi è “tagliato fuori” dalla gioia comune di questi giorni perché oppresso dalle tante preoccupazioni della vita. La pace è dare a chi è nella sofferenza un segno di speranza in cui possa rivivere.
Allora l’augurio che ci scambiamo è un impegno: non dimenticarci il giorno dopo Natale di quello che abbiamo vissuto, non sentire, passata la festa, colui al quale abbiamo augurato buon Natale come un estraneo.
Augurarci buon Natale vuol dire saperci uniti da un dono prezioso, che deve cambiare la nostra vita, i nostri rapporti, il nostro modo di sentirci comunità.
Buon Natale a tutti allora e buon cammino.
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