Aspettò che l’amico avesse finito di leggere quanto gli aveva dato.
Stavano seduti uno di fronte all’altro, accanto alla finestra.
Si trattava di due soli fogli, contenenti un breve racconto, meglio una lunga considerazione.
Dell’amico, che era fortemente miope e teneva la testa bassa, non vedeva lo sguardo.
Nella stanza gravava un grande silenzio. Come quello che aveva nell’anima, pensò.
Ora si pentiva di averlo fatto venire a casa per una cosa così sciocca: sottoporgli uno scritto per averne una valutazione. Era un ingegnere, non uno scrittore. Ma amava l’arte e le lettere, leggeva molto e sapeva distinguere un buon quadro da una patacca, un buon libro da un inutile spreco di carta.
Se il breve scritto fosse stato tale, certo glielo avrebbe detto, la sincerità è parte dell’amicizia.
Finalmente l’amico alzò il capo, e lo guardò.
“Cosa vuoi farne?”, gli chiese.
“Beh, pubblicarlo in qualche modo”.
“Come? Dove?”.
“Ma, su un giornale o su una rivista o in un libro magari con altri giovani principianti come me”.
“Cosa mi hai detto che vuoi fare, da grande? Lo scrittore, vero?”.
Annuì. Ci fu un silenzio, poi con voce incerta chiese: “Cosa te ne pare?”
Intanto aveva potuto vedere l’espressione sul volto dell’amico, tra il paterno e l’ironico.
“Ma è… brutto?”.
L’amico sorrise. “No, caro, brutto no, sei poi alle prime armi…no no, ci sono belle riflessioni, è scritto bene…”.
“E allora? Dimmi cosa non va”.
Invece di rispondergli, l’amico guardò l’orologio, si alzò in fretta e andò alla porta. Mentre usciva si voltò e gli disse: “Sai cosa devi fare? Trovarti dei santi in paradiso. Ciao”.
Rimase in piedi, immobile. Poi raccolse i due fogli, si sedette, li rilesse attentamente. Due, tre volte.
Quindi aprì la finestra: la notte avvolgeva ogni cosa, la strada solitaria si snodava lontana, laggiù.
Prese i fogli e, con ferma lentezza, cominciò a farne pezzettini: uno, due, tre…
E li buttò nell’aria, lanciandoli come coriandoli.
E ogni pezzetto di carta portava una lettera, una frase, un segno di punteggiatura…
E qualcuno si fermò sul balcone di sotto ed uno, più grande degli altri, dal secondo piano da cui era stato lanciato arrivò al marciapiede: stropicciato, lasciava intuire, contorta, metà della parola “scrittura” e accanto, nitida, la parola “amore”.
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