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Attualità

CONTROPIEDE

FABIO GANDINI - 17/12/2021

Varese, stadio e palazzetto

Varese, stadio e palazzetto

Le classifiche, quelle belle, ti sorprendono un freddo e tifosamente triste lunedì mattina qualunque, mentre il corpo è impegnato a programmare la voglia di alzarsi dal letto e affrontare la settimana incipiente e la mente torna ancora ad assaporare il gusto (amaro o alla meglio insipido) degli eventi agonistici provinciali del weekend.

Varese è la prima provincia d’Italia per indice di sportività. Ohibò. Se lo “dice” Il Sole 24 ore nella sua rinomata graduatoria, c’è da credergli: a decretare il primato ben 36 parametri, tra cui il numero di atleti tesserati, di enti sportivi e di squadre, i risultati, gli eventi organizzati e la quantità di imprese del settore sportivo.

È che a volte il pensiero riesce a trainare in direzione ostinata e contraria ben più forte dei dati: leggi “Il Sole” e pensi invece alla “notte”. Quella della beneamata Pallacanestro Varese, ultima (o alla meglio penultima) in Serie A da ormai più di un anno, avara di trofei da più di venti, irrisa da avversari cui una volta teneva testa nel contendere l’Olimpo, così come da carneadi (vedi Napoli, domenica scorsa, e poi perdi).

O quella del Varese della pedata, che ritrovi nel sottobosco geografico pallonaro, in Serie D, a lottare per un posto nel professionismo dal quale è stato epurato a furia di crack e cadute. E pensi anche al suo Franco Ossola, non ricordandolo più zeppo e ribollente di passione.

O a quella dell’hockey, dei gloriosi Mastini, che battagliano su un ghiaccio ribollente che non è più quello di casa, costretti come sono all’esilio milanese. E a quella della pallanuoto, che praticamente ha smesso di esistere nella Città Giardino.

C’è qualcosa che non torna? In realtà no: lo sport non è solo il vertice di una piramide, la parte apicale che fagocita i titoli dei media. Lo sport è l’uomo, il singolo, l’indole con cui interpreta una parte fondamentale della sua vita; è il lavoro che risiede dietro la stessa possibilità della sua pratica, dagli ampi risvolti economici e sociali; è il welfare, cioè le condizioni che stanno alla base di un benessere nel quale l’attività sportiva trova spazio rilevante; è la qualità delle strutture, la sapienza dei tecnici, addirittura la morfologia del territorio (quante volte abbiamo sentito dire che il Varesotto è una palestra a cielo aperto per tante discipline?); è, infine, l’attenzione e il buon governo delle istituzioni locali, nonché l’educazione fornita dalle famiglie e dalla scuola.

Oggi tutto questo trova senso in quel numero 1 che uno dei quotidiani più letti rende noto all’Italia intera, suscitando inevitabilmente un certo quale “orgoglio d’appartenenza”. Fermarsi al generale, peraltro, sarebbe un peccato: un viaggio tra i parametri che hanno determinato tale risultato è curioso e ricco di sorprese.

Si scopre, per esempio, che a pesare nella conquista dell’egemonia sono gli eventi anche di rilievo internazionale organizzati (10° posto), figli di investimento e programmazione. E che a contare è anche il numero di squadre iscritte ai campionati di qualsivoglia livello (3° posto), ambito in cui a farla da padrone non è né il calcio (69° posto), né il basket (22°), quanto il volley (8° posto). A tirare, parecchio, pure gli sport dell’acqua, che siano il nuoto (7° posto) o il calderone che comprende canoa, canottaggio, kayak e sci d’acqua (12° posto), prova provata del fatto che le medaglie olimpiche di un Nicolò Martinenghi e di una Federica Cesarini non possono essere un caso. Varese è infine terza per lo sport femminile e quarta in quello paralimpico, piazzamenti che rendono onore e giustizia alla meritoria opera di tante associazioni.

Dedicatela una mezz’oretta a questi e agli altri numeri determinanti la Qualità della Vita varesina (che in sintesi vale il 36° posto su 107 province): non è tempo perso. Perdervisi significa comprendere meglio tante dinamiche, acquisire informazioni prima sconosciute, sfatare miti e passare da sensazioni a ben più solidi fatti. Tipo: “a Varese c’è un bel clima”? Mica vero: siamo 85esimi. Oppure: “a Varese si mangia male”. Eh, forse sì, quantomeno c’è poca scelta: 102esimi per numero di ristoranti.

Ma queste, nella Provincia dello Sport, sono altre storie.

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