C’è chi scrive articoli, chi inventa racconti, chi compone poesie ed è premiato ai concorsi letterari della Stampa di Torino. Sono i redattori diversamente liberi del carcere di Opera, i detenuti che dal 2013 scrivono sul periodico diretto dal giornalista Renzo Magosso, inviato di lungo corso di Oggi, Gente e Corriere Medico. Il giornale si chiama “In Corso d’Opera” e l’associazione che lo redige ha ricevuto il 7 dicembre l’attestato di benemerenza della città di Milano. Il direttore l’ha ricevuto dalle mani del sindaco Giuseppe Sala durante la consegna degli Ambrogini d’Oro. Un premio al valore socio-culturale di un’iniziativa ormai consolidata.
Il carcere di Opera è tra i più duri in Italia, ospita oltre mille detenuti, tutti con sentenza definitiva, molti dei quali in regime 41 bis. Una ventina di computer per iniziare, una saletta come redazione: “La copertina del primo numero – ricorda il direttore – la dedicammo ai personaggi celebri che hanno vissuto l’esperienza del carcere. Cominciammo con tre politici che in cella, a Ventotene, hanno scritto il manifesto dell’Unità Europea, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. Dai racconti dei “redattori” ho scoperto che fin da bambini sentivano parlare il nonno, il papà, i fratelli maggiori e gli amici di piani per delinquere, come fosse l’unica soluzione nella vita”.
“Da piccoli – raccontano – abbiamo abbandonato la scuola. È più utile, dicevano in casa, imparare a usare il ferro, la pistola. Poi andavamo in campagna a sparare per allenare la mira”. In questo modo già a quindici anni si è pronti per uccidere: “Non è facile spiegare che esistono altre strade per guadagnarsi da vivere – aggiunge Magosso – Abbiamo ottenuto l’adesione di alcuni professori di lettere, Martino Menghi e Alberto Ferrari, disposti a spiegare il senso di libri affascinanti che raccontano come si vive in pace e con l’orgoglio di aiutare chi soffre”. Ed è arrivato anche il ringraziamento degli “alunni”: “Ora sappiamo che c’è una vita diversa da quella respirata in famiglia”.
Magosso, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha creato un diploma senza valore legale ma di grande significato per i “giornalisti” di Opera: “Vi compaiono – spiega – tutti i nomi degli allievi con gli stemmi dell’Ordine e dell’Associazione sindacale. Una frase in grassetto, corpo 20, indica con nome e cognome la qualifica di “redattore diversamente libero”. Durante la consegna molti hanno gli occhi lucidi. Mai un detenuto, non solo in Italia ma in tutto il mondo, ha ricevuto un diploma simile”. Il direttore è anche consigliere nazionale di “Nessuno tocchi Caino”, l’organizzazione che difende i diritti dei reclusi fondata da Marco Pannella.
Collaborano al giornale Stefano Natoli condirettore, Marco Volpati vicedirettore, il coordinatore Paolo Redaelli, l’impaginatore del Corriere della Sera Carlo Ubezio, il webmaster Antonio Cabriolu e la psicologa Barbara Rossi, direttore editoriale, che segue i detenuti anche con l’iniziativa “Leggere libera-mente”. “Con Barbara Rossi – spiega Magosso (che negli anni Settanta lavorò al Giornale di Varese di Violini e Parravicini) – accompagniamo i più meritevoli al Salone del libro di Torino. Il direttore del carcere è d’accordo. Con la mia firma garantisco per tutti, se qualcuno provasse ad evadere andrei nei guai. Ma siamo tutti amici”.
“Io spero che questi esempi si rivolgano non solo a Milano ma all’intero Paese – ha detto il sindaco Giuseppe Sala consegnando l’attestato al direttore – In questo momento l’Italia ha bisogno di esempi positivi”. Il giornale, 32 pagine, esce tre volte l’anno, 350 copie cartacee per i detenuti di Opera e circa 150 mila “mi piace” online su Altervista. Per chi vuole saperne di più basta digitare “incorsodopera.altervista.org” e appaiono in fila tutte le copertine dei numeri pubblicati. Premendo il dito sulla cover che interessa si può sfogliare l’intero giornale, pagina dopo pagina. I lettori sono migliaia.
You must be logged in to post a comment Login