La priorità non è d’attovagliarsi a frotte ingolosite nel giorno di Natale, e viva le libagioni. La priorità è di sedersi al tavolo della saggezza, sgomberandolo da pericolose stoviglie. Identificabili in coloro che -tanti, troppi- circolano senza difese antivirus e rischiano d’infettare sé stessi e il prossimo. Quindi: ci voleva e ci vuole l’immunizzazione obbligatoria di tutti. Una scelta politica forte, ma la debolezza a prenderla costa sempre più cara.
Se ci troviamo ancora in guerra contro la pandemia; se la scienza afferma che il vaccino è sicuro; se milioni di persone l’han preso in una, due, tre dosi senza patire danni; se non esiste arma diversa d’argine allo tsunami di varianti; se perfino i bambini sono investiti dal morbo, a conferma della sua spietata crudeltà; se sperimentazioni farmacologiche e competenza sanitaria rappresentano un’eroica, ma espugnabile trincea curativa; se altro, molto altro, potremmo aggiungere e non lo stiamo qui a dire essendo di banale intuizione, cosa impedisce d’assumere una decisione di coscienza sociale?
Quando già costringi a tutelarsi gl’impegnati nei vari servizi pubblici; quando replichi l’ordine con una miriade d’addetti del settore privato, cui tocca reggere la baracca economica; quando alzi qui e là barriere protettive senza saper mai fino a che punto bastano a respingere il moltitudinario/malvagio nemico; quando il sospetto di non aver fatto il possibile, nell’emergenza ormai cronica, ti lascia un retropensiero tenace perché vero, angoscioso, incalzante; quando altro, molto altro, potremmo aggiungere e non lo stiamo qui a dire essendo di banale intuizione, cosa impedisce di ripetere quanto scritto dieci righe più sopra?
Urge coraggio. Serve buonsenso. Necessita normalità. La normalità, ecco. Ne è portatrice la soverchiante maggioranza degl’italiani. Costretta a implorare: decretate una risoluzione ormai indifferibile, spiegando e rispiegando che non attenta ad alcuna libertà; che non offende la Costituzione, e semmai Costituisce un’offesa l’atteggiamento contrario; che dev’esserci zero calcolo politico, e invece armonia nazionale, nel mettere ‘sta righetta legislativa nero su bianco, piantandola di strizzare l’occhio al deprecabile e tristo “bacino di voti”.
Questo è il regalo di Natale atteso da istituzioni degne di tal nome. Assieme a controlli, idem degni di chiamarsi così, sull’osservanza di norme già stabilite e spesso ignorate: non ovunque vien preteso in base alle disposizioni il green pass, non ovunque s’indossa la mascherina com’è stabilito, non ovunque sono mantenute le distanze secondo la regola. Eccetera. Su e suvvia, caro/apprezzabile governo dei migliori: imponi ai peggiori di partecipare delle sorti comunitarie. Trattandosi di patriottismo (che cos’è il patriottismo, se non il cicinino appena accennato?) sarebbe d’accordo perfino l’unica tua oppositrice, la Meloni fratella d’Italia. Se non lo fosse, si rivelerebbe una memorabile antipatriottica. Nella lotta al Covid, avanti con la bandiera tricolore o indietro con la bandiera bianca?
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