Un altro tipo di debolezza è quella connessa con la fame e la sete, bisogni primari, esigenza quotidiana per la sopravvivenza.
Qui non stiamo certo parlando di coloro che vogliono vendetta. Certo le ingiustizie feriscono l’umanità; la società umana ha urgenza di equità, verità e giustizia sociale; perché il male subito dalle donne e dagli uomini del mondo giunge fino al cuore di Dio Padre. Quale padre non soffrirebbe per il dolore dei suoi figli?
Ma la fame e la sete di giustizia di cui ci parla Cristo è più profonda.
Gesù parla di una giustizia più grande del diritto umano o della perfezione personale, dicendo: «Se la vostra giustizia non supererà quella di scribi e farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).
Nelle Scritture si parla di una sete alla radice del nostro essere.
Anche Sant’Agostino dice: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non trova pace finché non riposa in te».
In ogni cuore, perfino nella persona più corrotta e lontana dal bene, è nascosto un anelito verso la luce. Anche fra macerie di inganni e di errori, c’è sempre la sete della verità e del bene: la sete di Dio.
È lo Spirito Santo che suscita questa sete: è Lui l’acqua viva che ci ha plasmato, il soffio creatore che le ha dato vita. Per questo la Chiesa è mandata ad annunciare a tutti la Parola di Dio, impregnata di Spirito Santo.
Perché il Vangelo di Cristo è la più grande giustizia che si possa offrire all’umanità, che ne ha un bisogno vitale, anche se non se ne rende conto.
Ogni persona è chiamata a riscoprire cosa conta veramente, di cosa ha più bisogno, cosa fa vivere bene e, al tempo stesso, cosa sia secondario e di cosa si possa tranquillamente fare a meno.
Gesù annuncia in questa beatitudine che c’è una sete che non sarà delusa; ma che, se assecondata, sarà saziata e andrà sempre a buon fine, perché corrisponde al cuore stesso di Dio, al suo Spirito che è amore.
Che il Signore ci dia la grazia di avere sete di giustizia che è la voglia di trovarlo, di vedere Dio e di fare il bene. (Papa Francesco)
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