(S) Cari tifosi, masticate amaro. Milan eliminato, Juve a mezz’altezza in campionato, Napoli infortunato, Inter mezzo sorriso. Roma biascicante la dialettica di Mourinho, Messi ‘Pallone d’oro’, ma perché?
(O) Italia, mezzo promossa, forse più importante, quasi invidiata da Merkel per il contrasto al Covid. Poi ci sarà pure qualcuno da promuovere a pieni voti.
(S) Anche fuori dal calcio non vedo auspici di prossime esaltanti vittorie. Il PIL in crescita non riprende nemmeno quello perso l’anno prima, le bollette divorano sia i salari sia i piccoli redditi da pensione di una nazione invecchiata. Rischi di guerra alle porte, se è vero che “nessun luogo è lontano”. Testimone il missile ipersonico cinese, capace di fare il giro del mondo prima di sganciare un grappolo di lanterne rosse. E della Santa Chiesa che mi dite? Pell e Becciu che se le suonano come se non fossero cardinali. Scola compie 80 anni e non entrerà in conclave e nemmeno il suo successore, se Francesco continuerà ad ignorare l’arcivescovo di Milano. Se scendiamo a Varese troviamo buone notizie? L’arresto dei (presunti, ovviamente) stupratori del treno, la consideriamo una buona notizia? O solo l’epilogo necessario di una cattiva? Manco lo sport locale dà qualche soddisfazione. Il calcio viaggia a mezza classifica, ma in serie D, la pallacanestro tema la retrocessione, malgrado gli sforzi di un consorzio, che pur numeroso non avvicina le disponibilità generose del comm. Borghi. Non è forse un segno che come sponsor siamo passati da una grande azienda manifatturiera ad una agenzia di lavoro interinale? Rischiamo di diventare una città interinale?
(C) Tra tutte le storie negative della narrazione di Conformi, pesco una bella cosa: il discorso di S. Ambrogio dell’Arcivescovo Delpini. Dovete leggerlo integrale o riascoltarlo in video sul sito www.chiesadimilano.it. Non fidatevi dei riassunti, non vi darebbero il senso del discorso. Vi ingolosisco solo con qualche stuzzichino. Già insolito il titolo: “«… con gentilezza – Virtù e stile per il bene comune». Se pure inizia con una rassegna dei mali specifici del nostro tempo: “tempo confuso, di frenetica ripresa e profonda incertezza… di suscettibilità intrattabile e di esplosioni di rabbie irrazionali … di aggressività pubblica e privata …di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia,” presto suggerisce il rimedio: “occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza… l’esercizio della responsabilità richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza, la fortezza, la mitezza, il senso dell’umorismo e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi, come la lungimiranza, la stima di sé e la resistenza. Ma per il servizio al bene comune, insieme a queste virtù è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza”.
(O) Uno stile… Bello, altro che i tuoi programmi tecnocratici a lunga gittata. E la gentilezza è il nucleo di questo stile. Siamo finalmente lontani dal moralismo stantio di tanti interventi ecclesiastici, quando dalla materia spirituale loro propria si spingono nel laico, per non dire nel mondano.
(C) Bello, concordo. Leggete bene il punto dedicato alla Lungimiranza, senza trascurare gli altri capitoli, Fierezza e Resistenza; la Fierezza di chi s’impegna nel politico e nel sociale incurante del lamento e delle critiche astiose e la Resistenza che non quella del partigiano, ma quella dell’artigiano del bene comune, di tutti coloro che nella vita fanno il loro dovere sempre e spesso qualcosina di più. “Gli artigiani del bene comune sono dappertutto e fanno qualsiasi cosa, ma si caratterizzano perché quello che fanno lo fanno bene e sono convinti che il bene sia già premio a se stesso, anche se, ovviamente, pretendono il giusto compenso per il lavoro che svolgono”.
(S) Una narrazione affascinante, culminante in giudizi ‘gentilmente’ espressi, ma sicuri. Ecco, mi hai convinto, abbiamo trovato finalmente una persona da promuovere nella stima generale, da ‘cappello di porpora’, altro che ‘Pallone d’oro’, regalato al solito noto dai soliti conformisti.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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