Infodemia non è un neologismo, ma in pochi avevano utilizzato prima questo termine che si attaglia perfettamente a ciò che sta accadendo da quasi due anni a questa parte. Infodemia definisce l’eccesso di informazione e sono in molti a ritenere che, malgrado la tragedia provocata dal Covid-19 sia di dimensioni mondiali, le notizie che quotidianamente vengono riversate su questo argomento siano in numero davvero eccessivo.
In più c’è il fenomeno delle fake news che fa a pieno titolo parte di questo contesto e che inquina non poco l’informazione, abbassandone il livello, deteriorandola e provocando reazioni anche di elevata gravità.
Hanno destato non poche polemiche le parole del senatore Mario Monti che, in una trasmissione televisiva della scorsa settimana (“In onda” su La7), aveva manifestato la necessità di «trovare modalità anche meno democratiche nella somministrazione dell’informazione».
Malgrado i successivi tentativi di correggere un po’ la portata della sua dichiarazione («Ho usato un’espressione infelice»), Monti, che con la lingua italiana ha assoluta dimestichezza, ha perfettamente centrato il bersaglio. E non è un caso che molti direttori di giornali e telegiornali, ultimo della lista Enrico Mentana, direttore del Tg de La7, e Monica Maggioni, da pochi giorni alla guida del TG1, comincino a interrogarsi sulla necessità di ridurre o addirittura cancellare gli spazi concessi alle iniziative e alle apparizioni dei “no vax”, dei “no green pass” e dei loro rappresentanti. E non certo perché si tratti di una netta minoranza rispetto a coloro che, in Italia, si sono dimostrati sempre rispettosi delle disposizioni delle autorità sanitarie e di governo.
In effetti, le argomentazioni addotte da alcuni personaggi per giustificare le loro posizioni negazioniste o anche di “dubbio camuffato” appaiono assolutamente inconsistenti e, il più delle volte, in contrasto con il buon senso e con la realtà dei numeri e dei fatti.
Mi ha colpito in particolare l’utilizzo di alcuni dati che, in diverse apparizioni televisive, alcuni rappresentanti dei fronti negazionisti hanno fatto per sostenere i loro concetti.
Il primo riguarda il numero dei ricoverati nelle terapie intensive italiane, che sono in questi giorni circa 700. «Se è vero che circa il 55% di questi ricoverati sono persone non vaccinate – ha sostenuto uno di questi personaggi – è altrettanto vero che il 45% sono vaccinati, dunque non c’è una grande differenza numerica tra i due gruppi».
Vediamo un po’: il 55% di 700 fa 385 e il 45% è pari a 315. In assoluto, dunque, è vero che la differenza tra non vaccinati e vaccinati dentro le terapie intensive italiane sia davvero minima. Peccato però ci si dimentichi di precisare che si parla di 385 ricoverati su circa 6,5 milioni di non vaccinati e di 315 ricoverati su circa 46 milioni di vaccinati con due dosi! E la sproporzione è dunque facilissima da ricavare.
Un altro dato sul quale “no vax” e “no green pass” hanno ricamato non poco nelle scorse settimane è relativo a un numero che figura in uno studio pubblicato nei primi giorni di ottobre dall’Istituto Superiore di Sanità (che poi si è dovuto spendere in spiegazioni, precisazioni e distinguo per rimediare ai malintesi che il dato aveva provocato).
Il numero in questione è 3783 e chi ha buona memoria ricorderà forse di avere notato dei cartelli con questa sola scritta in alcune manifestazioni di protesta nelle diverse piazze italiane.
Ma che cosa significa 3783? Secondo lo studio del’ISS, su circa 130.000 italiani deceduti per il Covid 19 tra il febbraio 2020 e il settembre 2021, “soltanto” 3783, appunto, erano perfettamente sani, senza alcun’altra patologia, e sarebbero quindi morti a causa del solo contagio. Gli altri 126.000, più o meno, avrebbero invece accusato una o più patologie che, in aggiunta al Covid 19, ne avrebbero provocato il decesso. C’è dunque chi ha denunciato: «Per 3783 morti, nel 2020 è stato bloccato il Paese per due mesi e da quasi due anni stiamo subendo pesanti limitazioni alle nostre libertà».
Una semplice riflessione, tuttavia, consente di riportare la questione nella corretta dimensione: senza il contagio da Covid 19, in larghissima parte questi circa 126.000 italiani sarebbero ancora in vita, con i loro acciacchi e le loro più o meno gravi malattie.
P.S. La matematica, anche i dati che abbiamo citato ce lo confermano, non è una opinione, e non diventa tale neppure quando si cerca di tirarla di qua o di là a seconda di un tornaconto di parte e il più delle volte in malafede.
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