Sei minuti d’applausi alla Scala, che seguono conforme ovazione al San Carlo. Milano dopo Napoli incita Mattarella al bis: deve continuare l’opera. Ecco la sinfonia politico-musicale. I saputi e gl’interessati snobbano: roba scontata, semplice/caloroso saluto al Grand’uomo in partenza. Invece no: calcoli di bottega, meschino tartufismo. A Napoli e a Milano si son saldati élite e popolo, una volta tanto: versanti sociali diversi, spirito identico. Comunitario. È la cosiddetta e aretorica gente. Non fa calcoli di parte, né lavoricchia di retrobottega elettorale, tantomeno le importa che all’assegnazione della Poltronissima seguano altre e spartitorie distribuzioni. Esprime un sentimento di gratitudine, dà segno d’apprezzamento. Vero che il presidente della Repubblica, argumentis in manibus, dice e ridice di voler sloggiare, e giù il cappello alla sincera volontà. Altrettanto vero ch’egli antepone l’amore verso le istituzioni a quello per sé stesso. Dunque: se le condizioni generali fossero tali da impetrargli un sacrificio particolare, forse vi si offrirebbe. E “forse” è un seme dubitativo messo lì giusto a rispetto del suo profilo etico: la cima più elevata d’Italia.
Il resto retrocede in second’ordine. I dubbi costituzionali (doppio mandato che rischia di rimonarchizzare il Quirinale, trascurando che viviamo un periodo di similguerra); la diminutio di potere dei leader politici (che aumenterebbe anziché diminuire, in coda al gesto di responsabile pragmatismo); l’età avanzata dell’uomo oggi deo gratias al Colle (i maggiori favoriti a subentrargli, Amato Berlusconi Prodi Cassese altri ancora, denunziano più anni di lui: ‘ndo sta la logica?). Questo “tantopoco” depone a favore della proroga, e idem della permanenza di Draghi a Chigi, posto che l’anno venturo bisognerà: 1) spender bene i soldi europei del Pnrr; 2) proseguire nella tutela sanitaria della nazione convalescente (speriamo) dal Covid; 3) consentire ai partiti, specialmente a quanti sostengono il governo di semiunità nazionale, di preparare le elezioni del 2023 -scadenza della legislatura- senza scannarsi in lotte deleterie. Volendo, ci sarà pure il tempo (4) per scomporli e ricomporli, presentando un’offerta politica nuova ai votanti. E magari una riveduta legge elettorale. Nel primo caso potrebbe nascere un Centro che non dispiace né a Letta né a Salvini, individuato come utile partner d’un futuribile esecutivo qualora si verifichi il secondo caso. Cioè il varo d’un proporzionale con sbarramento al cinque per cento.
Fantasie, chi lo sa? O magari no, chi lo esclude? Di sicuro l’eventuale rimescolamento delle carte (delle corti) passa per un punto fermo: riconfermare il capo dello Stato. Lo chiede il cuore limpido degl’italiani estranei ai torbidi di palazzo. La lirica ha ricollocato sul palco il più bravo di tutti: The Mattbest. È una nota da tener in conto altissimo, come l’acuto del miglior protagonista di scena.
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