“Mite” vuol dire letteralmente mansueto, gentile, privo di violenza.
La mitezza si manifesta nei momenti di conflitto, si vede da come si reagisce ad una situazione ostile, quando si è “sotto pressione”, si viene attaccati, offesi, aggrediti…
Nella Scrittura “mite” è anche colui che non ha proprietà terriere; ecco perché si dice che i miti “avranno in eredità la terra”.
In realtà, qui si cita il Salmo 37, dove si mettono in relazione la mitezza e il possesso della terra: cose che sembrano incompatibili.
Infatti il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto: spesso si combatte per un territorio, per avere l’egemonia su una certa zona.
Ma i miti non conquistano la terra; la “ereditano”, che è ben di più!
Il Popolo di Dio chiama “eredità” la Terra della Promessa, che è appunto una promessa e un dono per il popolo di Dio.
Il mite è colui che “eredita” il più sublime dei territori. È tutt’altro che un codardo, uno che vuole restare fuori dai problemi.
Invece è uno che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere; è il discepolo di Cristo che ha imparato a difendere ben altra terra.
Lui difende la sua pace, il suo rapporto con Dio, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza.
Perché i miti sono tipi misericordiosi, fraterni, pieni di fiducia, capaci di speranza!
Il peccato dell’ira, all’opposto. è un moto violento di cui tutti conosciamo l’impulso. Chi non si è arrabbiato qualche volta?
Un momento di collera può distruggere tante cose; perso il controllo, non si valuta ciò che veramente è importante, e si può rovinare il rapporto con un fratello, talora senza rimedio.
L’ira è il contrario della mitezza: una raduna, l’altra separa. La mitezza è capace di vincere il cuore, salva le amicizie e tanto altro. La “terra” da conquistare con la mitezza è la salvezza di un fratello: non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E quella è la terra da ereditare con la mitezza! (Papa Francesco)
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