Un panorama da cartolina fuori, la Marina Militare di Napoli, e la claustrofobia di un carcere minorile, l’Istituto Penale di Nisida, dentro. Questa dicotomia estrema racconta forse un po’ del successo della serie “Mare fuori” (Raidue, mercoledì alle 21.20), produzione originale di Rai Fiction per la regia di Milena Cocozza e Ivan Silvestrini, con la scrittura di Cristiana Farina, tornato in onda su Rai2 con la seconda serie dopo il successo virale riscosso proprio l’anno scorso di questi tempi. Protagonisti della fiction, una dozzina di tardo-adolescenti che – con o senza consapevolezza – si trova a fare i conti con la legge, quella dello stato e quella della giungla, che spesso purtroppo vige in contesti come le carceri, teatri di violenze, soprusi, angherie sui meno duri.
Inevitabile ripensare al celebre film di Marco Risi “Mery per sempre” (1989), con Michele Placido e Claudio Amendola. In “Mare fuori”, le facce pulite delle ragazze e dei ragazzi rinchiusi in quelle celle spalancate (si fa per dire) sul mare popolano giornate di tensione e angoscia, narrate con una semplice quanto efficace tecnica di “flashback” che mostra al telespettatore le vicende delittuose che – come nel meccanismo infallibile di un orologio, con la faccia del destino – incrina le loro giovani vite e le trascina dietro le sbarre. “Mare fuori” ha una particolarità: è una serie di culto giovanile, capace di entrare – anche grazie alla bravura dei suoi interpreti, specie i più giovani – nei cuori e soprattutto nei cellulari dei loro coetanei teenager, che si appassionano alle vicende di caduta e riscatto, amicizia e amore resi con le tinte tipiche di quell’età: l’estremismo dei sentimenti e delle sensazioni.
Ascolti non oceanici (prima serie attestatasi sull’8% di share, le prime due delle sei puntate di questa seconda serie invece ferma sul 5%) ma grandissima viralità social e forte accesso on-demand tramite Raiplay decretano il successo di questa serie. Insomma, si tratta di una fiction dal target giovane, e come tale da valutare secondo i parametri del nuovo ascolto televisivo, quello cioè che non aspetta per forza il mercoledì sera alle 21.20 per vedere l’episodio, ma lo guarda magari sul proprio smartphone alla mattina andando a scuola, o al pomeriggio tra un libro e un giro in centro.
Protagonisti principali di “Mare fuori” (che vanta una intensa colonna sonora originale firmata da Stefano Lentini, con interventi del noto cantante napoletano Raiz) sono – oltre agli adulti Carolina Crescentini (la direttrice dell’Istituto) e Carmine Recano (il capo della Polizia Penitenziaria) – due attori certamente destinati a fare strada, dopo questa “opera prima”: sono Massimiliano Caiazzo, nel ruolo di Carmine, rampollo recalcitrante di un noto clan camorristico e Nicolas Maupas, 22enne italofrancese che impersona Filippo Ferrari, un ricco milanese resosi colpevole di una tragica bravata. Entrambi condividono il fatto di trovarsi in carcere per circostanze che esulano dalla loro stretta volontà, ma ugualmente ne pagano le conseguenze stringendo una di quelle amicizie che sconvolgono la vita più delle tragedie o di certi amori; molto bravi loro come il resto del giovanissimo cast di carcerati, tra cui Valentina Romani, Matteo Paolillo e Serena De Ferrari. Ciascuno porta in scena un caso di “nera” di quelli che si leggono sui giornali, dando varietà e profondità al racconto. Maupas – da alcuni considerato il Timothée Chalamet nostrano – è tra l’altro in queste settimane in onda anche nei panni del figlio di Alessandro Gassman nella fiction “Un professore” (RaiUno, giovedì alle 21.30), altro prodotto di successo e di valore. Due titoli, insomma, di quella Rai che fa molto bene il suo lavoro.
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