Primavera Cambiasi, primogenita di Amalia Liana Odescalchi Negretti, in arte Liala, ha chiuso a 97 anni la sua lunga e laboriosa esistenza. Una vita dedicata alla scrittura. Primavera è stata fondamentale sostegno, non solo familiare e affettivo, ma soprattutto professionale, per la madre scrittrice. Le faceva da segretaria e dattilografa, ma anche da consigliera. Come un editor avveduto, attenta alle fantasiose trame romanzesche uscite dall’estro narrativo dell’ autrice, che aveva prodotto più di ottanta romanzi, preziosa lettura per milioni di ammiratrici nel mondo.
Se i tempi narrativi presentavano incoerenze cronologiche perché “…mamma era a volte distratta nell’inseguire le vicende dei protagonisti dei suoi romanzi”, ci aveva un giorno raccontato la volenterosa figlia, era lei stessa a rimetterli nel giusto binario temporale.
Abitavano e lavoravano nella stessa casa in cui da anni Liala, di origini comasche, aveva stabilito la residenza: la villa varesina La Cucciola. Dove spesso arrivavano al cancello le lettrici, per lasciare biglietti o piccoli souvenir. Era il ringraziamento per la felicità ricevuta dalla lettura dei suoi romanzi.
Primavera sapeva ogni cosa di Liala. I suoi gusti, le sue impennate umorali, le sue tristezze a causa dell’amore perduto. E la tenacia di una donna che, alla fine del matrimonio con Pompeo Cambiasi, aveva iniziato a lavorare per mantenere se stessa e la sua squadra di donne: le figlie Serenella e Primavera, e poi Tarsilla, la brava e fedele governante, nota nei rotocalchi per le sue torte deliziose e gli aromatici tè estivi. Tarsilla Durante, detta Tilla, era una donna giovane e povera quando, senza saperlo, come fosse uscita a sua volta da un romanzo, si era presentata cercando lavoro alla porta dell’appartamento milanese, dove allora abitava Liala, la scrittrice che l’aveva fatta sognare.
Serenella lasciò poi la famiglia, da giovane sposa. E divenne nel tempo a sua volta mamma di una graziosa bambina che avrebbe rallegrato la casa e reso nonna Liala.
Primavera invece, dopo un sofferto amore, morto purtroppo in giovane età, e una breve, non felice vicenda matrimoniale, si era ben presto ricongiunta alla madre. Diventandone per sempre il fondamentale sostegno.
Senza Primavera Liala non avrebbe avuto la possibilità di dedicarsi al suo lavoro come aveva potuto fare, né coltivare i legami con le sue lettrici, o la stampa, che sempre la cercava.
Garbata e diplomatica, sorridente e silenziosa, Primavera sapeva essere preziosa intermediaria.
Chi scrive tentò – erano gli anni Ottanta- di ottenere un’intervista dalla scrittrice.
Che non si era negata al telefono, ma aveva preso tempo.
Non osando insistere oltre, fu messa da parte la richiesta in attesa di momenti migliori.
Sarebbe stata anni dopo proprio PriPri, come era chiamata in famiglia, a dipanare la matassa: accettò di consegnarle una serie di domande scritte alle quali Liala avrebbe risposto, sempre per scritto.
Arrivarono alla fine le attese risposte e ne uscì una lunga intervista su Lombardia Oggi, nel ‘91.
Si stabilì da allora, con Primavera, un rapporto di conoscenza e simpatia rinnovato di tempo in tempo. Con segnalazioni di eventi, celebrazioni, ricorrenze, anche dopo la morte d Liala, che riguardavano la mamma. Le fu negli ultimi anni di vita presenza preziosa nell’ alleviare, con Tilla, la cecità e le sofferenze di una vecchiaia prolungatasi quasi fino al secolo di vita.
Liala si spense nel 1995. Serenella e poi Tilla se ne andarono a loro volta.
Primavera rimase sola alla Cucciola a ricordare la madre, e continuò a occuparsi dei suoi romanzi, e delle sue lettrici, con la fermezza e l’affetto di sempre.
Mi raccontò un giorno la sua vita, durante una visita a breve distanza dalla morte di Liala.
Il distacco, dopo un legame tanto intenso, la portava a farsi domande su quella sua intera esistenza, vissuta, non senza sacrificio, al fianco di una madre esigente e così importante, bisognosa di infinite cure e attenzioni soprattutto negli ultimi, difficili anni. Non nascose il rimpianto di un sogno d’amore non concretizzato, né la fatica di tanto lavoro oscuro.
E quel lignaggio aristocratico- in famiglie che vantavano parentele con due papi- che aveva sempre dovuto tenere alto, era stato a sua volta un fardello impegnativo.
Fu lo sfogo del momento che accompagna sempre il doloroso distacco da una persona amata. Riprese ben presto il suo ruolo di figlia sorridente e devota nel ricordo, così come lo era stata in vita. Non mancò un evento dedicato alla mamma scrittrice, era ovunque le chiedessero di andare: la buona memoria, la parlantina sciolta, la capacità di raccontare a sua volta, rendevano la sua piacevole presenza del tutto gradita. Con Serenella fece dono nel 2015 dell’Archivio materno al Comune di Varese. E volle fosse scritto un finale a due romanzi mai terminati da Liala: Con Beryl perdutamente, pubblicato nel 2007, e Un ballerino in Paradiso (2011).
Primavera sapeva tutto del primo romanzo, anche di quella trama e di quell’idea della scrittrice- che anticipava i tempi della storia-di raccontare un amore tra una ragazza ‘bianca’ e un pilota dalla pelle scura.
La gentile e minuta figura di PriPri, i sui modi semplici, spicci e cordiali, la cultura, ma soprattutto la perfetta conoscenza dell’opera di Liala, le hanno conquistato per sempre un posto speciale nel cuore delle ‘lettrici di mamma’. E delle amiche tutte.
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