M’è capitato di ascoltare le parole di uno che la sa più lunga di me, uno più bravo e più saggio. Ad essere sincero non è difficile superarmi in queste caratteristiche, ma questo mio amico mi ha dato veramente tanto con i suoi discorsi.
È bello e consolante poter sentire parole sagge, quando vengono dette con generosità, disinteresse e non per cercare di rubare acqua agli altri per portarla al proprio mulino.
Facile notare che il narcisismo è molto radicato in noi, per cui i nostri discorsi possono esserne inquinati: può capitare che uno parli non per comunicare, ma solo per fare bella figura lui. “Come parla bene quello lì”, vuole sentirsi dire e questo atteggiamento può far perdere valore ad un intero discorso.
Altre volte uno parla per convincere di una sua teoria o per coinvolgere gli ascoltatori in una azione politica quindi non per esprimere pensieri che lui ha dentro e che gli sembra giusto e bello condividere con te, per esempio, perché ti vuole bene. A mio parere è “il voler bene” che dà valore a un discorso: il parlare in modo disinteressato per condividere una cosa bella, un concetto bello, e talvolta anche per cercare una consolazione. Ma, anche in questo caso, se chi parla è saggio, sarà sempre lui a donare e il suo donare porterà consolazione a lui stesso e certamente a chi ascolta.
Il condividere idee, concetti, pensieri fa parte del profondo rapporto che si instaura nei fortunati coinvolti in un vero innamoramento, quando il sentimento che li unisce va molto oltre l’attrazione fisica. Certamente è una felice situazione che richiede atteggiamento positivo e che deve essere continuamente alimentato da parte di entrambi i protagonisti.
Ci sono anche quelli che parlano in malafede, ossia fanno discorsi in cui loro stessi non credono. Fanno finta di crederci e, se sono buoni attori, riescono a suscitare reazioni così dette “di pancia” che riducono negli ascoltatori il pensiero razionale e ne favoriscono l’emotività, allontanando dalla logica, dal buon senso.
Numerosi movimenti politici hanno addirittura scuole per addestrare a questi giochi ed ora parecchi attori della nostra politica si fanno aiutare dagli algoritmi che le attuali ultime tecnologie sanno fornire in modo da poter impostare i loro fiumi di parole in certe precise direzioni, evocando certi argomenti, ripetendoli a iosa, ben sapendo che molti ascoltatori desiderano sentirsi dire proprio quelle cose.
Fortunatamente non era questo che mi diceva il mio amico “profeta”. Le sue erano parole nuove su argomenti attuali, ma anche soluzioni nuove di problemi vecchi e non risolti, ma anche diverse interpretazioni della attuale magra realtà dei nostri giorni.
Il comunicare tra di noi è caratteristico dei “sapiens” (come amiamo definirci) e pregi e difetti di questa caratteristica sono ben noti da tempo: nel mondo greco e romano proliferavano infatti le scuole di retorica dove si studiava come rendere l’oratoria più efficace. Ma in quel mondo facendo certi discorsi si poteva rischiare la vita, specialmente se le parole erano contro i potenti del momento. Potremmo dire che era uno sport molto di moda perseguire i profeti, come testimoniano le vicende di Giovanni Battista e di Gesù che continuiamo, purtroppo talvolta invano, a rimeditare ai nostri giorni.
Nel passato “secolo breve” quanti martiri sono stati messi a tacere spegnendo le loro vite! e ai nostri giorni? Quanti non sanno ascoltare ma purtroppo anche quanti amano fare i falsi profeti proclamando bugie sicuri di potersi nascondere nell’anonimato?
Ripeto: mi ha fatto molto, molto piacere ascoltare il mio amico
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