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Società

AMA, CONFORTA, SALVA

ANNA MARIA BOTTELLI - 19/11/2021

fioreDurante un recente incontro autunnale con le future Infermiere Volontarie (II.VV.) del Comitato CRI di Varese, ho affrontato un argomento formativo con modalità insolita. Partendo da una poesia di un autore austriaco – Josef Weinheber – dal titolo “Dente di leone”, tratta a sua volta da un testo di Anselm Grun, ho puntualizzato il pensiero di entrambi gli autori circa il semplice fiore chiamato anche tarassaco o soffione.

Cresce tanto comune e inosservato nei nostri prati, ma in esso si può scorgere un mistero della creazione, oltre a un mistero della stessa persona. Chiunque può ammirare e rimanere affascinato da una rosa, simbolo dell’amore, mentre al povero dente di leone non è attribuito alcun significato particolare, se non quello di un fiore vistosamente giallo che poi si trasforma in modo evanescente in piccole leggere piume. È una pianta che non gode di grande considerazione, eppure come qualsiasi altro fiore, sa parlare a ciascuno di noi, se lo si osserva senza pregiudizi, ma solo con lo sguardo che sa rispettare tutto della natura che ci circonda. Nel fiorellino il poeta si rende conto di come il silenzio si trasformi in benevolenza, di come ciò che è poco appariscente crei intorno a sé un’atmosfera di cordialità, simpatia e affetto. Basterebbe osservare.

Da lì il passaggio al mondo sanitario, attraverso la metafora del fiore, è stato facile e intuibile. Il compito di ogni operatore è quello di osservare ogni persona malata senza pregiudizi, perché nessuna esistenza è una nullità. Dietro a un volto sofferente ci sono storie spesso inimmaginabili che hanno bisogno di ascolto, attenzione, sensibilità. Quanti “denti di leone” si possono incontrare, ma guai ad atteggiarsi con superficialità! La sofferenza nascosta incupirebbe ancor di più la persona che la sta vivendo e che rischia di chiudersi in se stessa in modo anche irreversibile. Proprio in ragione di questo principio, commentando la poesia, ho discusso circa l’importanza di certi atteggiamenti utili e fondamentali nella formazione delle future crocerossine.

E così ho cercato di sottolineare con loro alcune “parole” su cui le II. VV. hanno poi riflettuto e rielaborato per la data del 13 novembre – peraltro giornata mondiale della gentilezza – quando, finalmente, dopo un periodo di intenso impegno per studio e tirocinio, è giunto il giorno del brillante superamento da parte di tutte dell’esame del primo anno di corso. Fondamentale è stata per ciascuna di loro la presenza delle “Sorelle maggiori”, come sostegno e supporto nei momenti di scoramento e di difficoltà.

In relazione all’incontro proprio sulle “parole”, in sede di esame ne sono state sottolineate alcune: cordialità – l’etimologia ricorda il cuore – simpatia, ovvero disposizione d’animo favorevole a vivere “con” le varie emozioni, affetto, nel senso di fare qualcosa benevolmente a qualcuno. Se questo è l’atteggiamento da mantenere costantemente a contatto del malato-persona, altre importanti espressioni verbali sono state oggetto di riflessione: saggezza, in quanto equilibrio di un comportamento raggiunto attraverso consapevolezza ed esperienza, calma ovvero atteggiamento controllato attraverso una capacità distensiva dello spirito, pazienza cioè disposizione alla moderazione, alla tolleranza e alla sopportazione. Tutte le II.VV. hanno ritenuto l’importanza di sapere stare vicine al malato o malata relazionandosi con spirito di umiltà, cioè con quell’atteggiamento di modestia, mansuetudine, semplicità capace tuttavia di equilibrate relazioni.

Infine tra le parole significate sono poi emerse gioiaquello stato emotivo di piena soddisfazione quando il servizio volontario viene svolto con vera gratuità e generosità – e letizia, sensazione di pace e di intima serenità, quando si dà ma nel contempo si riceve.

Ho voluto rimarcare le parole sopracitate da ascrivere idealmente nell’interno di un quadro virtuale, la cui cornice è costituita dai verbi basilari di ogni servizio delle II.VV.: ama, conforta, lavora, salva.

Il mio messaggio ha voluto sottolineare l’importanza del rapporto umano nelle varie attività socio-sanitarie. Pur lodando ciò che la scienza continua a fare attraverso costanti e approfonditi studi, non dobbiamo mai dimenticare che l’essere umano non è un robot cui applicare freddamente linee guida o rigidi protocolli. Per questo poter trovare tra le corsie ospedaliere o in ambito di altri servizi crocerossine sorridenti, motivate, capaci di gentilezza, rappresenta per ciascuno di noi una vera benedizione. Potremmo allora tutti sorridere perché ci sentiremmo compresi nei bisogni essenziali della comunicazione, quando il malessere fisico travalica in quello psichico.

Dente di leone
Nessun vaso ti vuole. Nessun / Amore è da te rasserenato. / Ma la sfera candida /dei tuoi semi si sogna nuvola, / embrione del mondo. / Sorridi! Sentiti compreso! / Fiorisci! Così il silenzio si farà benevolenza. /Latte amaro e morbida lanugine:/ oh, non l’odio spalanca il cielo/ma saggezza. Calma. Pazienza. /Se fossi nato sui monti, /lontano, raro, precoce:/ all’indifferente scorrere delle ore /sfoggeresti glorioso la tua meraviglia, /grande e non perduto.

 

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