Non penso che ci siano sindaci soddisfatti di sapere che i loro amministrati hanno grandi difficoltà ad accedere ai servizi della sanità, sia per i condizionamenti in cui sono ingabbiati i medici di base sia perché i vari servizi che la sanità dovrebbe fornire prevedono appuntamenti troppo lunghi, tali che nemmeno Matusalemme potrebbe accettare
Per esempio un mio amico, un ingegnere sagace imprenditore varesino, si è visto dare un appuntamento di controllo della sua cardiopatia alla fine del 2022. Vien da suggerire: “Vai da un buon cardiologo privatamente”, ma è giusto? Lui ha piena fiducia in un validissimo cardiologo della struttura pubblica, che oltre tutto ha a disposizione strumentazioni molto valide che, secondo lui, altrove non ci sono.
Chi anni fa fece di tutto per rafforzare le strutture private, sostenendo che la concorrenza avrebbe stimolato l’efficienza di entrambe le strutture, pubblica e privata, seppe prevedere quello che succede ora a noi, poveri cittadini? O subdolamente già aveva programmato questo risultato? Soldi pubblici che, invece di finanziare la medicina pubblica, in buona parte confluiscono nella privata?
I responsabili della Sanità Lombarda, insediati nei loro eleganti uffici del palazzo della Regione a Milano, non possono sapere della difficoltosa situazione patologica dell’ingegnere varesino che fa parte dei circa 190.000 cardiopatici lombardi, mentre i sindaci dei 1506 comuni della Regione, che vivono a stretto contatto della gente, conoscono benissimo delle difficoltà della popolazione ma non possono fare nulla. Non fa parte dei loro compiti. Non possono spendersi per le difficoltà sanitarie della gente e non ricevono fondi da investire in questo senso.
Ora i laboriosi abitanti della Lombardia non pensano che invece i loro sindaci debbano avere più voce in capitolo sui problemi sanitari, essendo loro che pragmaticamente constatano le più elementari difficoltà che le popolazioni delle varie valli, delle contrade, dei territori agricoli, delle periferie suburbane, dei paesini del territorio incontrano?
Il bilancio sanitario della nostra regione è enorme e chi lo amministra non può non venirne totalmente assorbito e quindi non si può pretendere che i responsabili regionali riescano a seguire la Sanità in tutte le sue molteplici diversificate situazioni.
Sono così bravi quelli della Regione da saper vedere i volti dei malati dietro i numeri con cui combattono? Facile l’abitudine ai numeri: un anno e mezzo fa circa fecero tanto scalpore i primi morti per Covid; ora abbiamo in media una trentina di morti in tutta Italia ogni giorno. Sembra che questi numeri ci lascino indifferenti: non riusciamo più a vedere le lacrime per queste morti? Interpretare umanamente i numeri, i tracciati delle curve statistiche è difficile. Per i sindaci no! Non possono non vedere il dramma del Covid sulla loro gente.
É la voce dei sindaci, è l’azione dei sindaci che deve ritornare ad essere efficace, che deve agire, perché sia i funzionari regionali che i politici regionali hanno una visione completamente diversa. I funzionari sono troppo vincolati dagli ostacoli burocratici di tutti gli uffici amministrativi italiani; i politici regionali sono ingarbugliati nelle strategie partitico-politiche che deformano la nostra vita pubblica.
Ma i sindaci sono anche loro frutto di questa politica! È vero, ma la loro posizione di contatto diretto con la gente li obbliga a stare lontani da certe strategie, per cui il sindaco, di qualunque colore politico sia, non può essere indifferente di fronte al cardiopatico, al paziente oncologico, ai problemi dell’infanzia o degli anziani.
Ma i Comuni hanno gli assessorati dei servizi sociali! È vero, ma troppi comuni faticano a rispondere su questo tema ed è un non senso che i sindaci, protagonisti del territorio, non possano difendere i loro cittadini nelle tematiche della Sanità.
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