(S) Cari sognatori, è ora di svegliarvi. La botta di realismo ve la dà la Nazionale di calcio. Dalle fortunate vittorie di rigore della trionfale estate al malinconico autunno dei mediocri pareggi, dei rigori sbagliati, del Covid che rimonta, delle nebbie che cominciano ad avvolgere il futuro della politica.
(O) Non inclino per nulla al pessimismo di Conformi, ma cedo volentieri la parola a Costante, rinunciando per un turno ad insistere sul sogno della Varese futura, perché mi rendo conto che senza uno slancio di passione nazionale, nessun sogno, politico, sportivo o personale può avverarsi.
(C) Comincio dall’argomento in cui mi sento più ferrato, il calcio. Ne uso le vicende come metafora della politica, l’altro argomento di cui gli italiani pensano di capire molto di più degli addetti ai lavori.
(S)In questo caso hanno ragione, senza fare troppa fatica.
(C) Battuta facile e dozzinale. La Nazionale ha rappresentato la spinta morale a superare la crisi da virus, lo scetticismo vaccinale, la chiusura nel privato. In parallelo, il risultato elettorale, agevolato dagli sciocchi errori dei capi del centrodestra, ha premiato la fiducia e l’ottimismo che Draghi ha saputo infondere alla Nazione e che è stato ben interpretato dai candidati sindaci di centrosinistra. Al contrario il destracentro (così ribattezzato da Avvenire e da Formigoni, chi con malignità, chi con rammarico) ha vanamente speculato sulle incertezze dei no-vax, sulle inquietudini dei 5stelle, sui maldipancia di Renzi, ottenendo come risultato la massiccia astensione di un potenziale elettorato moderato, ma non reazionario.
Se guardiamo alle partite autunnali della Nazionale, dovremmo temere che quella spinta morale e psicologica si sia esaurita. Ci sono certo ragioni specifiche, propriamente calcistiche, infortuni, cattiva forma di alcuni, errori del CT, errori del rigorista …
(O) Bastava che andasse bene un solo episodio, il rigore contro la Svizzera.
(C) No. Ci saremmo solo illusi di essere ancora forti, di essere migliori di quel che siamo, vizio ricorrente dell’italiano medio. Alla Nazionale è venuta meno la capacità di rischiare. Onirio lo chiama sogno, io preferisco chiamarlo realismo. Sembra il suo contrario, non lo è. Il sogno degenera nell’illusione, il realismo crea la volontà, ma ambedue si alimentano, all’inizio dello stesso cibo: la consapevolezza di non bastare a se stessi. Adesso rovesciamo la metafora sulla politica: gli Italiani sanno di dover aver fiducia in Draghi, molto meno nei partiti. Per questo motivo la prossima primavera porterà una sfida ben più importante di quella per il Mondiale.
(S) Stai sulle generali perché non sai se preferire Draghi alla Presidenza o al Governo?
(C) Probabilmente non sarebbe male in nessun caso. Io lo vedrei meglio alla Presidenza. Potrebbero essere, a Dio piacendo, sette anni di guida illuminata e, forse, sarebbe anche possibile qualche modesta ma significativa riforma costituzionale. Credo che Draghi accetterebbe solo con la seria garanzia della continuità di un governo molto simile al suo fino alla scadenza della legislatura. Non credo che accetterebbe di diventare il portabandiera di una sola delle parti. Ma se questo avvenisse con un altro candidato, destra o sinistra non importa, la prosecuzione della sua esperienza di governo sarebbe molto difficile. La forza di Draghi non risiede in una sua propria capacità unitiva, al contrario, nella certezza alternativa di una lacerante conflittualità.
(O) Anche la Nazionale, che tenterebbe il recupero della qualificazione giusto in marzo, potrebbe essere influenzata negativamente dal clima socio-politico?
(C) Non così brutalmente, ma propongo una similitudine: i protagonisti, allenatore e calciatori, che tenteranno l’impresa, dovranno affrontare l’impegno con una volontà comune, uno spirito di sacrificio, un’accettazione del rischio che sono mancati in questa fase. Sarebbero quella Nazionale, che vorremmo che fossero, da qui alle prossime elezioni del 2023, tutti quanti i nostri politici.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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