È importante saper usare il buon senso di fronte ai casi che la vita ti fa affrontare. Lo sappiamo tutti.
In questi momenti sembra arrivi fino a Milano, dove al sabato (siamo già al sedicesimo) minoranze agguerrite manifestano contro il Green Pass e in generale contro i provvedimenti messi in atto per cercare di dominare la pandemia che, con andamento cronicizzato, ci sta perseguitando…. E ne avremo per un bel pezzo, visto l’andamento delle statistiche epidemiologiche.
In Francia per mesi i giubbotti gialli hanno penalizzato e continuano a penalizzare le città con le loro manifestazioni del fine settimana. Quindi i nostri milanesi non stanno brillando di originalità, ma copiano un modello d’azione politica discutibile sia nei risultati che si possono ottenere sia nei costi e disagi che procurano ai comuni cittadini (interruzione dei commerci dei negozi, delle attività prefestive, danni creati da certi manifestanti ed altro); ma ci sono anche costi, rischi e fatiche per i protagonisti protestatari. Vien da ipotizzare che lo facciano perché per loro è un divertimento, oppure potrebbe anche essere che la protesta sia sostenuta dalla convinzione che il Green Pass, oltre ad essere inutile, sia un danno o anche una imposizione limitante la libertà (e qui potrebbe partire una discussione sul concetto di libertà).
L’opposizione al Green Pass è strettamente connessa al no-vax, per cui è evidente che molti siano contrari ad entrambe queste manovre contro il Covid-19, che fanno parte delle poche, uniche armi a nostra disposizione. Fortunatamente ora sono stati trovati farmaci attivi contro il virus ma sembrano utilizzabili non a scopo preventivo ma curativo, quando cioè la patologia si è scatenata, per cui è probabile che saranno usati in ospedali su pazienti di sicura diagnosi.
I vantaggi e i difetti di queste armi sono scientificamente controllati con continuità, basandosi sui numeri delle statistiche epidemiologiche realizzate con estremo rigore, come tutti gli studi sui farmaci ma in particolare sui vaccini, tanto che si può affermare che questi ultimi sono l’atto medico più sicuro che noi abbiamo a disposizione.
Un discorso con basi scientifiche di ugual rigore non sono in grado di farlo i protestatari dei sabati, perché in loro giocano emotività (i famosi discorsi di pancia), speculazioni politiche, agit-prop professionisti. Teniamo presente poi che tutti i manifestanti si espongono a contagio per cui rischiano sulla loro pelle (come è successo a Trieste) oltre che su quella degli altri cittadini. Vien da chiederci: dov’è il buon senso?
E viene ancora da chiederci: perché è il sabato il giorno della protesta? Ma chi progetta questa strategia? Rispondiamo alla prima domanda facendo alcune ipotesi: ai protestatari conviene perché non perdono in busta paga. Al sabato faccio più colpo perché il clima prefestivo è più vulnerabile alle manifestazioni e in città mi vede più gente. In questo giorno è forse più facile coinvolgere altri nella protesta. Sfuggono ovviamente molti altri motivi presenti in ognuno dei protagonisti.
Alla seconda domanda è più difficile rispondere perché questi strateghi sono “eminenze grigie” che non vogliono comparire, ma sanno dare all’evento una netta veste politica. A costoro non interessa molto del Green Pass, delle vaccinazioni, dell’uso delle mascherine e quant’altro, che diventano spunto per creare difficoltà a tutti e in particolare ai responsabili della salute della società. A questi interessa avere spunti di disordine, confondere le idee dei cittadini, sfiduciare in generale le istituzioni, per poter realizzare in qualunque modo possibilità di vantaggi politici a favore, come detto, di minoranze spesso in odore antidemocratico.
Ma ancora vien da chiederci: dov’è il buon senso?
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