Amici della Terra Varese ha deciso di passare dalle parole ai fatti riguardo il Castello di Belforte. Lo dico da presidente dell’associazione.
Sono oltre 40 anni che il Comune di Varese è il comproprietario, per la quota di maggioranza, dello storico maniero datogli in donazione, regolarmente accettata. L’immobile era allora ancora integro, con dei problemi riguardo alla sua stabilità, ma anche con la promessa che il donatario lo avrebbe velocemente rimesso in pristino.
Dato che ciò non veniva fatto e che i crolli divenivano continui, ho mandato molteplici comunicati stampa e lettere, redatti insieme ad altre associazioni locali (tra cui Italia Nostra Varese, WWF Varese, Legambiente Varese) e a singoli cittadini (tra cui l’Arch. Ovidio Cazzola e altri), e volti a sollecitare il Comune di Varese perché avesse a prendersi concreta cura dell’immobile. Si auspicava che lo stesso mettesse in opera azioni, finalmente con coscienza, per fornire un concreto aiuto: semplici opere di manutenzione (mai fatte prima). Non è servito a nulla.
Mi sono sentito quindi preso in giro, ma nuove armi per combattere mi sono arrivate da un importante verdetto. Ho così informato il Comune di Varese, con lettera mandata per posta certificata il giorno 15 luglio 2021, della recentissima sentenza della Corte di Cassazione numero 25176/2021, chiedendo a esso di cogliere l’occasione della pubblicazione della innovativa decisione, affinché l’ente pubblico potesse celermente principiare a svolgere attività di tutela dello storico Castello ovvero attrezzarsi a questo fine.
Non avendo avuto alcuna risposta al riguardo, dopo i 60 giorni consentiti dalla legge per poterlo fare, ho incaricato uno studio legale esperto di questioni ambientali di presentare al tribunale di Varese un esposto-denuncia per sollecitare il Comune ad avviare azioni urgenti a favore del recupero del proprio immobile del quale già parlano gli archivi medioevali di Milano. Un luogo che ha dato rifugio a Federico Barbarossa e che è stato teatro delle battaglie garibaldine contro gli invasori austriaci.
Desidero così rendere noto alla città che la mia associazione non vuole solo limitarsi a parlare ma anche a sobbarcarsi da sola un’impegnativa e costosa azione giudiziaria per poter difendere una delle più antiche testimonianze che ancora vivono nella città di Varese.
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