Mattino della domenica. Bip sul cellulare da MdPR: sono dalle 10.40 in poi a prendere il sole al bar. Se vieni lì, ti do uno dei miei ultimi libretti. Spero di vederti.
Come no. Passo. Eccomi qua. Accòmodati. Con piacere. Sorseggia l’analcolico, pescando dalla vasca di chips. Devìo in automatico sul caffè. Chiacchieriamo. Meglio: lui parla, io ascolto. Salvo brevi interruzioni. Cannucce dell’ossigeno nel naso, però mi rivela di star meglio. Un anno fa prese il Covid, poi la ricaduta, infine il rialzo. Nella vita sanitaria ho incrociato di tutto, racconta, ma tutto ho sconfitto. Un vincitore delle malattie.
Le malattie, ecco. La malattia. Ha deciso di renderla pubblica, qui sta il motivo della nuova pubblicazione. Un album fotografico, sofisticate immagini in bianconero, a firma Carlo Meazza. C’è il prima e il dopo, spiega MdPR. Quando stava bene, benissimo, benone. Quando non lo stava più, e gli han reso visita triboli, sofferenza, dolore. È la vita che corre. Perché non documentarne in fermo immagini il tragitto? Vicino al tavolino dove ce la contiamo, siede un suo ex compagno delle medie. Osserva: se ci gira storta, di solito abbiamo la tentazione di nasconderci. Lui , MdPR ipse, non l’ha mai avuta: gioca a carte scoperte. E favorisce gli altri.
Cosa di più etico e perfino eroico? Non lo bisbiglio al dirimpettaio. Mi caccerebbe. Lo penso e basta, scrutandolo negli occhi azzurro Giotto, come il cielo di novembre sgombro di nuvole. Ne ammiro la lezione umile, aggettivo ch’egli detesta e però a sua insaputa pronunzia con quest’atteggiarsi. Lezione laica e distaccata. Slalomeggia rapido su un sacco d’argomenti, sempre tramite nonchalance : la cifra del suo stile. Rievoca per esempio il rovinoso capitombolo del 2008: si ruppe entrambe le braccia, gliele ingessarono, qualche ora più tardi già scriveva, avendo ottenuto dai medici d’aver libere le dita.
Va così anche stavolta. Sta andando così da mesi. Ha trascorso momenti che diononvoglia, senza smarrire l’impeto a studiare/annotare/divulgare: il suo regalo di vitalità al prossimo. Pur ostentando per vezzo il contrario, è da sempre cosciente del limite umano. Da realistico disilluso, dispensa visionarie illusioni. Lo percorre l’entusiasmo del fanciullo. Cioè la semplicità: chi la sospetterebbe in un personaggio che s’autodefinisce il signor Sotutto? Beh, oso il seguente pensiero, parafrasando Goethe, il mio centravanti preferito: quest’uomo non ha imparato dalla malattia ciò che la vita gli aveva nascosto. Ha imparato dalla vita ciò che gli è stato utile nella malattia, per non consegnarvisi con disperazione.
Una testimonianza di fiducia nello spirito universale, se non vogliamo chiamarla fede. L’unica ricchezza di cui non c’è povertà, quando si è capaci di riconoscerne lo sfavillìo. E dunque grazie a Mauro della Porta Raffo (etci Rodiani, etci Carrara). L’album fotografico s’intitola “75!78”. 75 sono gli anni ch’egli aveva nel 2019, pre infezione da virus. 78 quanti se ne stropiccia oggi, post guarigione. Cifre anagrafiche e basta, gli dichiaro banale banale ai saluti. Senza confessare l’emozione: ne riderebbe. Meglio filarsela assieme a un affettuoso sberleffo. Cioè: frequentatore d’una miriade di giornali, se MdPR ne dirigesse uno lo chiamerebbe L’Optimist. Direttore subito!
Le foto della galleria sono di Carlo Meazza©
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