Ha ragione l’amico e collega Flavio Vanetti nel ribadire sull’ultimo numero di RMFonline (23 ottobre) un concetto fondante delle “battaglie” civiche, condotte su questo sito da sempre, sul delicato tema delle manutenzioni ordinarie, non più rinviabili, della città giardino. “Il sindaco della volta scorsa –scrive Vanetti – ha procurato risorse (extra bilancio, ndr) per i grandi progetti, ma si è impantanato in una quotidianità deficitaria.” Frutto, aggiungiamo noi, di un tran tran della trascuratezza che sembra entrato nel DNA cittadino. Siamo quasi, per certi versi, “all’invisibilità dell’evidenza” cara a Leonardo Sciascia.
Difficile infatti trovare un’espressione che meglio spieghi da parte di molti governanti locali l’incapacità di vedere situazioni evidenti come: l’insufficiente pulizia di strade e marciapiedi in buona parte rimessi a nuovo; la disperante situazione di alcune aiuole spartitraffico e di cigli stradali stagionalmente soffocati da erbacce e rifiuti vari; il proliferare lungo i marciapiedi, senza ordine alcuno, di pali, cassette e cassettine dei vari gestori di telefoni, luce e gas; il permanere sui muri di ville pubbliche e impianti sportivi (via Verdi, viale Ippodromo, stadio Franco Ossola per esempio) di un sistema di affissioni pubblicitarie assurdo e anche pericoloso essendo le vecchie lamiere di appoggio dei manifesti ruggini e sbrecciate; gli incolti urbani, come quello intorno all’ex caserma dei pompieri di via 25 Aprile, colpevolmente dimenticati anziché essere utilizzati come carta di abbellimento.
E che dire dei portici ridotti, nelle notti della “movida”, a vespasiani a cielo aperto in una Varese da sempre orfana di servizi igienici degni di tale nome. L’elenco delle grandi e piccole cose cui porre mano è ovviamente molto più lungo e interessa tutta la città, ma l’obiettivo della conquista di una rinnovata qualità urbana è diventato, nelle legislatura appena iniziata, ineludibile. Serve una scelta politica in questa direzione da sostenere con un progetto che chiarisca bene obiettivi, competenze e risorse perché quello delle manutenzioni è un terreno scivoloso e infido dove i palleggi di responsabilità e lo scaricabarile tra un assessorato e l’altro sono, se non la regola, una pratica ben radicata e diffusa. La giunta Galimberti che bene ha operato su alcuni grandi nodi gordiani cittadini (Largo Flaiano, la nuova viabilità generata dall’Esselunga di via Gasparotto, l’avvio della riqualificazione di piazza Repubblica, il recupero della ex Caserma Garibaldi e l’ipotesi Politeama) è ora chiamata a dimostrare nei fatti di voler fare di Varese una città attraente, pulita, decorosa e fiorita nel suo insieme e non soltanto nel piccolo centro storico pedonalizzato.
La transizione verso una città diversa e più vivibile è iniziata cinque anni fa, ma la strada da fare è lunga e felicemente percorribile solo se si rispettano alcune condizioni di fondo: preservare con la massima cura l’ambiente; garantire la permanenza di industrie, preferibilmente a tecnologia leggera, diffuse a pelle di leopardo nel perimetro comunale e nei territori adiacenti; potenziare scuole e centri di ricerca a vari livelli; sfruttare al meglio la presenza dell’aeroporto di Malpensa, i due collegamenti ferroviari con Milano e quello con Alptransit e il Nord Europa via Mendrisio; sostenere la riscoperta in corso del DNA turistico di Varese declinandolo sempre più in chiave sportiva e ambientale e valorizzando al massimo la dotazione di parchi pubblici e privati di cui la città giardino dispone; riqualificare le aree dismesse senza subire la monocultura dei consumi veicolata dai supermercati di cui il territorio comunale abbonda. Per poter raggiungere questi obiettivi sarà inevitabile rivisitare seriamente il Piano di governo del territorio la cui correzione è rimasta lettera morta nella legislatura appena conclusa.
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