Le previsioni non annunciavano certo un sole radioso ma neppure il ciclone che, in più riprese, si è abbattuto sulla Openjobmetis. Dopo i campanelli d’allarme scattati già nel corso della Supercoppa Italiana, prima dell’inizio del campionato, segnali inequivocabili sono giunti con l’inizio del torneo, sempre più chiari partita dopo partita: prima il risicato successo casalingo contro una incompleta Brescia, poi il tracollo sul campo dei campioni d’Italia di Bologna (41 punti di scarto), prima di una “sospensione” in occasione del derby con Milano (onorevolissima sconfitta di soli tre punti potendo giocare il pallone dell’ipotetica parità), una bella prova seguita però dalla scialba prestazione di Cremona. Poi, domenica scorsa, il terrificante k.o. al cospetto di Reggio Emilia e di Attilio Caja, che mai avrebbe immaginato una vendetta così cruenta nei confronti della società che lo aveva esonerato 13 mesi orsono.
E la sconfitta con 39 punti al passivo è andata ben al di là del semplice “effetto del campo”, perché ha provocato le dimissioni del direttore generale Andrea Conti, che ha accusato la società di scarsa chiarezza in relazione ai suoi compiti, sovrapponibili a quelli di Luis Scola, che nel frattempo aveva assunto un incarico dirigenziale.
Insomma, un gran pasticcio tecnico, come il campo ha chiaramente mostrato, ma anche societario, dal momento che ha investito la carica più importante dopo quella “onorifica” del presidente Marco Vittorelli.
Confessiamo che l’accettazione delle dimissioni di Andrea Conti da parte del consiglio di amministrazione della società ci ha non poco sorpreso: era dunque evidente che i rapporti tra il direttore generale e i numerosi referenti che siedono nel consiglio erano già tesi se non deteriorati da tempo.
Ma i problemi con cui la Openjomeis deve confrontarsi sono ora essenzialmente di ordine tecnico e l’attribuzione a Luis Scola e ad altri componenti dello staff (soprattutto Massimo Ferraiuolo e Mario Oioli) delle deleghe in capo ad Andrea Conti certamente non li risolve.
In un articolo di poco più di un mese fa, alla vigilia del campionato e dunque dopo la Supercoppa, avevamo evidenziato due possibili forti criticità, una in difesa e un’altra in attacco. In difesa avevamo avuto la netta impressione che coach Vertemati non fosse riuscito ancora a creare quella unità di intenti che deve stare alla base di una efficace prestazione in retroguardia; ora tutti gli indicatori, a cominciare dal più banale, e cioè il numero dei canestri subiti, dicono che la Openjobmetis ha la difesa più perforata del campionato (90,2 punti a gara).
Quanto all’attacco, la nostra attenzione si era focalizzata soprattutto sulla scarsa efficacia del tiro da tre punti, piaccia o no oggi arma essenziale per vincere le partite. Ebbene, la Openjobmetis è la squadra con il più basso numero di canestri da tre punti segnati (solo 6 a partita contro gli 11,8 di Brindisi che guida questa particolare classifica) e con la peggior percentuale di realizzazione dall’arco (solo il 26,3% contro il 46.5% di Brindisi, la migliore anche in questa voce statistica).
E’ evidente che alcuni giocatori del roster varesino sono inadeguati al livello del nostro campionato di serie A: dopo nove partite ufficiali lo si può senz’altro affermare. Quelle che erano perplessità si sono trasformate in certezze in negativo soprattutto sul conto di Elijah Wilson, presunto specialista nel tiro da tre punti ma accreditato di uno sconfortante 3 su 17 dall’arco nelle prime cinque gare di campionato.
Come rimediare a una situazione così critica? La soluzione più spiccia dovrebbe comportare il benservito a Wilson ma per puntare su quale tipo di giocatore? La partita con Reggio Emilia ha messo in chiarissima evidenza quanto sia importante un playmaker “vero” (la scoperta dell’acqua calda…), con Cinciarini capace di ridicolizzare gli avversari che lo marcavano e di guidare al meglio l’attacco reggiano. Tray Kell è sicuramente un disceto giocatore ma l’impressione è che non sia affatto un playmaker, bensì una guardiona prestata al ruolo. E allora, se anziché una copia di Wilson si andasse a cercare un playmaker “vero”, con un buon tiro da tre punti, per intenderci un tipo alla Josh Mayo, che a Varese entusiasmò solo a intermittenza ma che sino a domenica scorsa ha combinato ottime cose a Napoli prima di chiedere la rescissione del contratto per rientrare negli States?
L’esonero dell’allenatore sarebbe un problema sul piano economico (l’impegno è di due anni più un’opzione per il terzo) e la sconfessione di un progetto che, oltre che Adriano Vertemati, poggia anche su Alessandro Gentile. Ma è chiaro che se nelle prossime due-tre partite non si noterà una netta inversione di tendenza, anche la testa del tecnico rischierebbe di finire nella cesta…
Non dimentichiamo infine che Varese ha una bella Ferrari d’epoca parcheggiata in garage: Luis Scola sa perfettamente che la sua carriera di dirigente sarebbe irrimediabilmente macchiata da una retrocessione rimediata proprio al debutto e si spera quindi che voglia valutare se il suo ruolo non sarebbe in questo preciso momento storico più importante in campo che alla scrivania. Scola non è più un grande difensore ma la sua statura tecnica e il suo carisma sarebbero probabilmente decisivi in maglietta e calzoncini per togliere la squadra dai pericolosi scogli sui quali è andata più volte a sbattere.
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