Un grande Calvario di Vittorio Tavernari, donato dalla famiglia nel 2019, è stato presentato per la prima volta al pubblico dalla Galleria e Museo San Fedele di Milano, con altre donazioni inedite (in mostra fino al 17 dicembre da mercoledì a domenica, dalle 14 alle 18).
Fu un gesto di generosa attenzione verso la prestigiosa istituzione -che accoglie anche opere di artisti contemporanei, come Lucio Fontana e David Simpson, per citarne solo due- in nome di quell’ arte che i figli Carla e Giovanni, nel ricordo congiunto della moglie e mamma Piera, continuano a testimoniare attraverso eventi e prodigalità.
L’opera in gesso, un Calvario realizzato nel 1977, era stata posizionata in un primo momento su di una parete all’interno del centro San Fedele, accanto a un lavoro del Bambaia, eminente scultore del Rinascimento.
Ora si trova al centro della Fondazione, all’ingresso della Galleria San Fedele, in via Hoepli, in posizione ben visibile e fruibile dai visitatori.
“I temi del ‘Cristo Crocifisso’, delle ‘Crocifissioni’ e del ‘Golgota’ – ricorda la figlia Carla, storica dell’arte e curatrice dell’opera del padre – costituirono per Tavernari una fondamentale ricerca della sua produzione artistica. E già nel ‘66 aveva esposto in una mostra personale i suoi Calvari alla Galleria San Fedele, fondata e diretta allora dall’illuminato Padre Arcangelo Favaro. Il catalogo recava scritti di Piero Chiara e del critico d’arte Roberto Tassi. Negli anni ’90 un suo monumentale Calvario venne acquisito dalla Fondazione Cardinal Lercaro di Bologna, allora diretta dal gesuita Fraccaroli, cui subentrò un altro gesuita, Andrea dall’Asta”.
Nel 2011, proprio nella sede della Fondazione Lercaro, Carla Tavernari ebbe occasione di conoscere padre dall’Asta.
“Ero presente per la mostra ‘Alla luce della Croce’ (2011) e il catalogo della stessa portava in copertina l’opera di mio padre, scultura tuttora collocata nella sede bolognese della Fondazione-Museo in via Riva Reno”.
“Ci rivedemmo in seguito nel 2014, il 31 dicembre, quando l’allora Cardinale di Milano Angelo Scola inaugurava il nuovo Museo San Fedele che padre dall’Asta aveva realizzato all’interno della cripta, della sacrestia e di alcuni ambienti della chiesa cinquecentesca.” I familiari di Tavernari scoprirono su di una parete un piccolo disegno di mano dell’artista, con due figure di Cristo, dedicate a padre Favaro evidentemente in occasione della mostra bolognese del ‘66.
Fu da quel momento che partì l’idea di donare al Museo il grande Calvario in gesso, che allora si trovava in comodato presso il Comune di Barasso.
L’ufficializzazione avvenne nel 2019.
“Volevamo ricordare l’amicizia tra i nostri genitori e i padri gesuiti Favaro e Giuseppe Pirola. Ma anche ricordare i 50 anni della mostra ‘Calvari’ del ’66 al Museo San Fedele e contribuire all’arricchimento delle raccolte dello stesso. Infine, nel 2019 era il centenario della nascita di nostro padre”.
Che è stato un artista di quelli che hanno fatto conoscere Varese nel mondo. Nato a Milano nel 1919, allievo di Francesco Wildt, pittore e scultore, arrivò per ragioni di studio e lavoro nella vicina Milano, e infine si fermò a Varese per amore della donna, Piera Regazzoni, che sarebbe divenuta sua moglie e compagna di una vita.
Le opere di Tavernari sono nei più importanti musei internazionali e la città gli ha dedicato una via. Altri suoi lavori si trovano negli spazi espositivi varesini (al Castello di Masnago, a Villa Panza, al Museo Baroffio). Nel Santuario del Sacro Monte è anche un bassorilievo da lui dedicato a papa Montini e in san Vittore si conserva un Crocifisso donato alla Parrocchia. Segni di quell’attenzione profonda al sacro che s’affiancò sempre al suo percorso umano e d’artista.
You must be logged in to post a comment Login